Nel libro di Roberta Zimei una storia di straordinaria contemporaneità
di Mira Carpineta
Fino agli anni 70 e all’avvento della medicina pubblica e degli ospedali, la gravidanza, il parto, il puerperio, l’allattamento rientravano in un ambito di cura esclusivamente femminile. Tutto avveniva tra le mura di casa con l’aiuto e la presenza imprescindibile della “mammina”, colei che seguiva e aiutava le donne nel momento della maternità.
In un mondo in cui tutto apparteneva alle donne, la mammina era una figura importante, un’autorità all’interno della comunità, da cui dipendeva la vita, la morte e la salute di mamme e bambini.
Nel libro di Roberta Zimei, la storia di Anticlera, ambientata negli anni 50, non è solo la storia di una donna straordinaria per la sua professione e la sua preziosa professionalità, ma anche una “raccolta” di temi profondamente attuali.
La protagonista è una ragazza che si emancipa precocemente e suo malgrado forse, per le difficoltà e le sfide che la vita le pone davanti sin da giovanissima. Le sue scelte, dettate dalla necessità e dalla sopravvivenza nell’Italia del dopoguerra, ne faranno una donna indipendente, autonoma e determinata nel lavoro e nella comunità di cui si pone al servizio.
La sua competenza non deriva da studi, ma dall’esperienza e dalla pratica che le faranno conquistare rispetto, affetto e autorevolezza non solo tra le donne che assiste. La sua modernità, di pensiero, carattere, attitudini, deve però necessariamente convivere e integrarsi nel contesto culturale in cui opera e il suo percorso di vita la porta comunque a guardare gli altri con fiducia. Una fiducia che le fa scegliere un compagno di vita apparentemente affine, a cui si lega con la stessa abnegazione che profonde nel suo lavoro.
Ma quel marito “perfetto” e amato che sembra aver coronato il suo percorso di riscatto, si rivela infine drammaticamente inadeguato, culturalmente povero, impotente a sostenere il confronto con la sua condizione e non solo con quella.
Nell’epilogo tragico della storia di Anticlera si riverbera il fallimento di una cultura ancora oggi insopportabilmente presente in tutte le società del pianeta, anche quelle più evolute.
Ogni pagina del libro “La mammina” (edizioni Tabula Fati) potrebbe contenere un saggio socio- antropologico sulle irrisolte questioni femminili: le vittime di stupro colpevolizzate, lo sfruttamento patriarcale e le limitazioni di libertà delle donne, i sensi di colpa delle vittime stesse che arrivano a “giustificare” i loro carnefici, una certa narrazione dei delitti e dei femminicidi: “ dramma della gelosia, lei era ubriaca, portava la minigonna, non ha reagito, non ha detto di no, lui era pazzo di lei, l’amava troppo e così via, di cui ancora oggi sono piene le pagine dei giornali.
“ Ho cercato di capire quali sono i meccanismi che scattano nella donna e che la portano a subire e sottovalutare la gravità delle situazioni violente e conflittuali nella coppia – spiega l’autrice Roberta Zimei – il senso di colpa che tende a giustificare maltrattamenti fisici e psicologici, i meccanismi che sfociano in atti estremi. Non sempre le donne hanno consapevolezza della gravità di questi comportamenti. Anche se oggi molto è stato fatto, sia giuridicamente che culturalmente, ciò che ancora rimane sono gli squilibri tra i rapporti di forza di una persistente forma di cultura patriarcale”.
Roberta Zimei – LA MAMMINA – Edizioni TABULA FATI – 2022
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Roberta Zimei è nata a L’Aquila e vive a Pescara. Laureata in Lettere Moderne, è professionista della comunicazione istituzionale e della scrittura per il web. Ha ricoperto l’incarico di Responsabile per la Comunicazione e Capo Ufficio Stampa per l’Università D’Annunzio. Giornalista pubblicista ha collaborato con varie testate regionali e nazionali tra cui Il Centro e il Messaggero e con le pagine letterarie di Repubblica e della Rivista letteraria Formicaleone. Per Tabula Fati ha pubblicato i racconti Il Condominio. È sposata, ha una figlia e una dolcissima labrador chocolate di nome Cuba.