Il Ruzzo con presidente Giacomo Di Pietro si è sciolto. La notizia è di luglio ed è l’ennesima dimostrazione di come alla politica stia più a cuore l’occupazione di poltrone che non i bilanci o i servizi ai cittadini. Si sa infatti che l’acqua della locale società è ottima e che il dimissionario presidente ha portato discreti risultati. Infatti, l’ultimo esercizio si è concluso con un piccolo utile di centocinquantamila euro. Il centrosinistra, che dopo l’ultima tornata elettorale primaverile ha perso alcune “roccaforti”
storiche, e di conseguenza la già risicata maggioranza nell’assemblea dei soci costituita dai sindaci dei comuni della Provincia, si è vista togliere le sedie dal centrodestra. Se il Cda non avesse presentato subito le dimissioni, ha affermato il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, il conto consuntivo sarebbe stato bocciato dalla nuova maggioranza. Senza bilancio si sarebbe quasi fermata l’attività dell’azienda: «Il Ruzzo opera sul mercato e ha rapporti con le banche», dice Giuseppe Cargini, anch’egli fra i dimissionari «ci siamo dimessi per senso di responsabilità». Il Consiglio sarebbe arrivato a naturale scadenza fra pochi mesi. Gli sconfitti non ci stanno: «Il centrodestra ha anteposto l’occupazione delle poltrone all’interesse della collettività», ha detto Robert Verrocchio(Pd), «è stato un vero ricatto». Secondo il centrosinistra, il Cda decaduto avrebbe dovuto completare il proprio mandato definendo la procedura di affidamento in house del servizio idrico e inserendo tra i soci i comuni di Silvi, Pineto, Isola e Fano Adriano che non avrebbero modificato le forze in campo. Come spesso avviene, la squadra che perde si disunisce. Alcuni sindaci dell’area montana hanno votato contro la proposta della segreteria del Pd che vedeva in Luigi Guerrieri un candidato alla vice-presidenza. Già in minoranza, il centrosinistra non ha portato una proposta unitaria e ciò ha lasciato campo apertissimo ai rivali già in vantaggio che hanno nominato senza colpo ferire il nuovo presidente, l’avv. Claudio Strozzieri di Controguerra, stando ai rumors, vicino alla corrente di Paolo Gatti. Del nuovo Cda faranno parte Serafino Impaloni, Carlo Ciapanna, Dante Di Marco. A fronte di tutto questo la domanda nasce spontanea: a posizioni di maggioranza e minoranza invertite sarebbe successa la stessa cosa? La storia insegna di sì, e a quanto pare la politica è una pessima allieva.