Due edizioni di successo, nel 2009 e nel 2010,per Il Festival del Reportage di Atri. Un evento che riunisce i più importanti nomi del giornalismo d’inchiesta e dell’informazione italiana e internazionale. Quattro giorni di incontri, mostre ed eventi, per raccontare con parole e immagini la professione del reporter e la passione per l’informazione. L’evento, organizzato dal Comune di Atri e da Peliti Associati, ha riscosso un successo
inaspettato ma del tutto meritato. Toni Capuozzo, direttore generale, spiega così il senso del festival: “Fare di una piccola città d’arte il centro di un incontro che mancava, in cui si mescolano il linguaggio della fotografia con quello televisivo, la parola stampata e quella pronunciata. Non un convegno, ma una festa, in cui la musica e la buona tavola aggiungono il divertimento alla passione. “Eppure, nonostante queste premesse più che positive e i successi passati, quest’estate il festival non si è svolto. Un appuntamento mancato dunque, ma quali sono le motivazioni? Lo chiediamo ad Angela De Lauretis, colei che ha permesso la realizzazione del festival e fino a pochi mesi fa Assessore alla cultura del Comune di Atri, ci spiega che non ricoprendo più la carica, non sa dirci di preciso quale sia il futuro del festival, se ci sarà mai una terza edizione oppure no. Una cosa è certa: “Quello che rendeva speciale questo festival era lo spirito col quale veniva realizzato – spiega De Lauretis -. La collaborazione, l’impegno, la volontà e il duro lavoro organizzativo sono sempre stati accompagnati dalla squisita cordialità e ospitalità dei cittadini atriani. E’ normale che, mancando tale spirito, molti degli organizzatori abbiano fatto un passo indietro”. Tuttavia, il riscontro sul pubblico è stato tale da innescare una competizione tra Atri e una più grande città del nord, che pare voglia ospitare a tutti i costi il festival respinto per le prossime edizioni. “Evidentemente l’occasione è ghiotta, ma le istituzioni abruzzesi sembrano non interessarsi – conclude l’ex assessore –, e non serve dire che è un peccato, per una piccola città come Atri, che si è distinta e ha attirato su di sé l’attenzione di tutto il territorio teramano, oltre che l’interesse di ospiti e turisti accorsi al festival, possa ritornare nell’ombra per una negligenza simile”. A questo punto non resta che chiederci se Atri perderà definitivamente la sua più importante vetrina, o se questo periodo di smarrimento non si riveli solo una “pausa di riflessione”.