«Nel caminetto erano rimaste poche braci. Ci si accoccolò accanto, come faceva da piccolo. Quell’alba era freddissima. Di notte era caduta un po’ di neve, la prima dell’anno, la prima in ottobre dopo tanti anni: era come se il tempo volesse regalargli un nuovo foglio bianco, lasciandogli decidere se scriverci sopra o lasciarlo immacolato.»
Lucio e Lorenzo sono un padre e un figlio che non si parlano da anni. Non si somigliano e questo basta ai compaesani per decidere che Clara, la moglie di Lucio, probabilmente l’ha tradito. Dopo molti anni di litigi e lontananze la madre muore, il padre si ammala e Lorenzo si ritrova a dover fare i conti con i segreti del suo passato.
Se In Donne di gesso, la scrittrice Valeria Masciantonio, ha scandagliato la vita di tre generazioni di donne, nella sua seconda prova narrativa, approfondisce il rapporto fra padre e figlio. Nel suo recente romanzo, Il padre di Roccaluna, affronta il tema delle chiacchiere di paese, della paternità messa in dubbio dal pettegolezzo e della malattia che rimette in gioco dinamiche familiari apparentemente spezzate per sempre. Il tutto sullo sfondo di un Abruzzo ancestrale, quello dei piccoli paesi di montagna nei cui boschi si possono ancora incontrare gli spiriti.
Il pettegolezzo di paese sembra la chiave di lettura di questo romanzo. È davvero così?
Il pettegolezzo è una categoria umana attraverso cui si creano storie parallele, vite inesistenti. Sembra un gioco innocente, ma purtroppo disgrega e distrugge. L’Abruzzo raccontato ne Il padre di Roccaluna è sicuramente più moderno rispetto a Donne di gesso, ma la comunità paesana è comunque un elemento ingombrante, che se da una parte accoglie e protegge, dall’altra schiaccia. Il romanzo si apre con la morte di Clara e procede poi per salti temporali all’indietro, alla ricerca dei pezzi mancanti di un passato pesante, che vede Lucio addirittura emigrare per sfuggire al chiacchiericcio della gente.
Il padre di Roccaluna è dunque un romanzo tutto al maschile?
Assolutamente no. Le donne rimangono comunque il motore della storia. C’è Clara, che nel ricordo del figlio emerge come una figura centrale del racconto. E poi c’è donna Rosina, una signora ricca e potente che ricompare a Roccaluna dopo la morte di Clara. È lei la chiave di volta di una storia che Lorenzo cerca disperatamente di ricostruire, proprio mentre il padre inizia a perdere la memoria per colpa della demenza senile.
L’Abruzzo de Il padre di Roccaluna è materico, a tratti un po’ spietato, ma sempre magico.
Rispetto a Donne di gesso la dimensione magica diventa più spirituale. Il bosco, in particolare, è il luogo della memoria, ma anche una sorta di dimensione senza tempo in cui i fantasmi del passato si materializzano e ci parlano. Non mancano, in ogni caso, elementi tradizionali come i Mazzamurelli, oppure figure come quella del magaro, o ancora usanze come la “borsa della morte”, in cui si mette il corredo che il defunto potrà usare nell’Aldilà. Superstizioni e apparizioni si alternano come in una danza, diventano proiezione di paure e speranze. Come in Donne di gesso, sono ingredienti fondamentali nella ricerca della verità.
«Quella mattina era così fredda e limpida che il profilo del mare all’orizzonte era lucido e preciso come una lama. Da lontano, le forme delle isole Tremiti si lasciavano ammirare come una promessa. L’occhio si posava un momento su di loro ma non si saziava, tornava verso la montagna a dominare le linee del Gran Sasso e della Maiella. La vallata era calma e pacifica, tutto sembrava riposare.»
David Ferrante
Scrittore e sociologo, appassionato studioso e divulgatore della cultura popolare. Ha all’attivo diversi scritti d’impronta sociologica tra i quali due monografie pubblicate dalla Tabula fati e vari saggi all’interno di collettanee edite dalla Franco Angeli, dall’Università d’Annunzio di Chieti, ecc.
Tra i suoi lavori dedicati agli aspetti magici e leggendari della cultura popolare, oltre a diversi racconti, il saggio Tradizioni, riti e sortilegi del 24 giugno. San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese (2018-2020). È ideatore e curatore delle antologie L’Ammidia. Storie di Streghe d’Abruzzo (2019), Fate, Pandafeche e Mazzamurelli. Storie di miti, superstizioni e leggende d’Abruzzo (2020) e Magare. Storie di Streghe d’Abruzzo v.2.
Nel 2022 esce la sua prima silloge personale Il dolore della luce. Racconti di streghe, fantasmi e d’amore in cui reale e irreale, amore e crudeltà cercano un punto d’incontro e di fusione.
——————