Intervista al Vescovo di Teramo. È vero che è in progetto di recuperare la chiesa di Sant’ Agostino facendola diventare un museo d’arte sacra? “C’è un desiderio che sto coltivando da tanto tempo e dovrebbe diventare un progetto ma poiché i passi si fanno secondo le possibilità e le disponibilità al momento dobbiamo rimandare.
Credo che Teramo necessiti e meriti l’istituzione di un Museo Diocesano. Le opere di grande pregio che potrebbero essere predisposte alla fruizione della comunità sono veramente tante. Raccontano la storia di Teramo, la devozione, la valorizzazione della fede e della religiosità popolare. Questo non signifi ca che si vorrebbero svuotare le chiese. Bensì allestire un museo con quelle opere che possono stare in un museo. Ci sono delle regole che si osserveranno e che guideranno l’allestimento. Non intendo illudere la gente, i tempi di realizzazione saranno medio lunghi”. Volendo citare un esempio territorialmente a noi vicino, l’idea di un museo potrebbe segnare la nascita di un modello simile al Capitolare di Atri? “Le origini e la storia di Teramo e di Atri sono diverse. Senza alcun dubbio Teramo ha un grosso potenziale storicoartistico che va tutelato, conservato e valorizzato attraverso un ricco museo così come è ricco il Museo Capitolare di Atri. Ribadisco ancora una volta che la diocesi ha fatto grandi sacrifi ci e ha messo a disposizione un contributo proprio molto consistente affi nché si riaprissero al più presto, almeno da quando sono arrivato in diocesi, le due cattedrali. Dobbiamo dire grazie al contributo della Fondazione Tercas, della CEI, della Soprintendenza, ma va riconosciuto che la diocesi ha elargito un cospicuo tributo”. Dopo i gravi danni subiti dalla chiesa in seguito al terremoto, l’attuazione di un progetto di valorizzazione dei beni storico-artistici ed ecclesiastici potrebbe rappresentare un input per l’avvio deilavori di risanamento? “Le condizioni di partenza oggi non ci sono. S. Agostino, con tutta la sua importanza, è solo una delle decine e decine di chiese in tutta la diocesi che hanno subito dei danni. Inoltre non è offi ciata e anche per questo non rappresenta al momento una priorità. Delle 135 chiese da recuperare in Abruzzo trenta sono state riaperte al culto. Recentemente ne sono state appaltate venti, tra queste, per esempio, San Pietro di Campovalano dove c’era una intera comunità che aspettava di ritrovare il proprio edifi cio di culto. In alcune zone del teramano e non solo l’intera cittadinanza, da sola, si è fatta carico di ricostruire la propria chiesa. Ad esempio, a Notaresco la popolazione ha restaurato la chiesa della Madonna Consolatrice”. I teramani risentono p a r t i c o l a r m e n t e dell’abbandono della chiesa, sia come luogo di culto che come pregevole scrigno artistico… “Non è abbandonata. Bisogna considerare che per tutte le opere di recupero consolidamento e restauro postterremoto la situazione è quasi bloccata. Attualmente ci sono solo promesse, ipotesi. Non sappiamo quanto si può disporre dell’esercizio fi nanziario di un anno per le chiese. Ci sono delle comunità che si sono adoperate seriamente per la ricostruzione seppur con un sostegno modico da parte della diocesi. Voi capite che non possiamo farci carico di tutto”. A seguito del restauro dello splendido convento di sant’Agostino sembra doveroso e soprattutto coerente auspicare il ripristino e la valorizzazione della chiesa e dell’oratorio attigui i quali costituiscono un complesso religioso unitario. “Chi non vuole il bene per la propria casa o per la propria città! Però se non c’è una concorrenza di forze, di sostegni … il Vescovo deve pensare ad una diocesi, non ad una città. È necessaria solidarietà coesione. L’esperienza mi dice di essere cauto. Penso di aver dato segnali adeguati alle città o alla città portando a compimento il recupero delle cattedrali. Anche tanti altri luoghi sono importanti e vanno sostenuti. Tant’è vero che con l’aiuto di molti sacerdoti sono state edifi cate le chiese nuove.Mettere a fuoco un problema non deve volerdire dimenticare gli altri. La chiesa di S. Agostino è nei miei pensieri, ma non è l’unica. Ci sono tanti problemi, ad esempio a Garrano Superire la comunità aspetta la chiesa. La diocesi assiste alcuni di questi lavori con contributi parziali assieme alla Fondazione e mano a mano si stanno portando a termine”.