Il nome, Green Clouds, richiama immediatamente l'Irlanda e la tradizione celtica. Un progetto avviato ormai da molti anni che ha già dato soddisfazioni al gruppo "rosa" teramano. Vi chiedo solo di tracciare, in breve, l'atmosfera degli inizi e come siete arrivate a questa scelta di campo. Tutto è inziato per caso. Eravamo tre ragazze teramane spinte da un legame d'amicizia, dalla voglia di fare qualcosa di diverso e sopratutto con la voglia di buttarsi alle spalle qualche brutta storia. Il primo repertorio comprendeva musiche provenienti da tutto il mondo, tra cui alcuni di estrazione celmusica-celtica-donnatica.
La vera svolta è avvenuta con Francesco Marchetti, famoso compositore
romano appassionato di musica celtica e irlandese.
Ci ha pro
posto un contratto di produzione suggerendo di concentrarci sul repertorio celtico. Così dalla prima formazione a tre siamo diventate cinque,
inserendo anche la base ritmica.
Con l'aggiunta dell'elettronica e dopo mesi di sperimentazione, abbiamo raffi nato il nostro genere, il Keltronic, che ci rende uniche in Italia. Tutte donne a comporre questa band. Non voglio vederci una rivalsa femminile nei confronti delle bands al maschile... eppure sembrerebbe. È stato casuale oppure, magari in parte, è proprio così? In realtà è proprio così, anche se la rivalsa non c'entra nulla. Francesco è il primo a credere che il "femminile" abbia una marcia in più, e ne siamo davvero felici, anche se poi è molto esigente e mette sempre la qualità al primo posto. Dobbiamo essere in primis musiciste impeccabili. La verità e che dietro c'è davvero molta fatica, e molta voglia di dimostrare che si può essere al femminile e anche in gamba e capaci. La musica celtica è un genere molto apprezzato in Italia forse per via della sua immediatezza, del suo richiamo ritmico alla danza (penso a brani vostri come 'Fire Dance', "Happy Sheep', 'An irish walk'), ma anche del suo evocare atmosfere di grandi saghe eroiche (il brano 'Glory to the Knight' richiama subito ambientazioni fantasy stile 'IlSignore degli Anelli'). Qual è, secondo voi, il vostro pubblico e che tipo di risposta dà alle vostre performances? Il nostro pubblico è molto vario e proviene da tutto il mondo. Abbiamo venduto dischi, oltre all'Italia, in Austria, Irlanda, Inghilterra, America. Ci seguono anche in Polonia, India, Germania, Olanda, Francia. Siamo apprezzate e questo signifi ca che lanciamo un messaggio chiaro e intellegibile e la risposta è positiva al punto che molti fan ci chiedono quando faremo un tour nel loro paese! Nei concerti tutti danzano presi dal ritmo e dallo spettacolo che prevede anche momenti d'esibizione dell'accademia di danze irlandesi dei Gens D'Ys nelle persone di Umberto, Corrado e Martina, Losna Fire con la giocoleria con il fuoco, e Rosaria Cozzolino con la sua "animazione della spada". Lo spettacolo è così davvero denso di suggestione! Come vi regolate per l'elaborazione di nuovi brani? In realtà noi non componiamo i nostri pezzi. Tutta la linea produttiva e compositiva è affi data a Francesco Marchetti, del quale ci facciamo interpreti. Certo è un lavoro di squadra: diamo i nostri suggerimenti, prendiamo inziative e ci mettiamo del nostro come artiste, ma lo stile e la scelta fi nale sono suoi. Il fatto di fare sempre un genere ben preciso non rischia di togliervi stimoli ad ulteriori sperimentazioni stilistiche e di farvi – come dire – 'annoiare'? Siamo sempre in continua evoluzione. Ogni tanto sbuca un strumento nuovo in sala prove, oppure usiamo gli strumenti che già abbiamo in maniera diversa. Per fortuna la fantasia non manca. Bisognerebbe fare la stessa domanda a Vasco, Venditti, Zucchero, Renato Zero...tutti artisti che stimiamo, ma che non si sono mai mossi da dove erano. Forse siamo cambiate più noi in 4 anni che loro in decenni. Il problema è che quando si parla di nicchia allora la ripetitività è noiosa, quando si parla di massa si può cantare o suonare le stesse cose per anni senza che qualcuno ti chieda mai "ma non ti sei annoiato?". Qual è il vostro rapporto artistico con altri musicisti di questo genere? Enya, seppur differente, vi ha infl uenzato? I Jethro Tull? Quali sono i musicisti da cui avete preso maggiore ispirazione? La maggiore ispirazione viene dai brani tradizionali. Enya ci piace, così come Lorena McKennitt, vera artista della contaminazione. In parte anche i Jethro Tull per quanto riguarda il nostro lato "progressive". Ma anche molto i Lunasa, Michael McGoldrick e le musiche di Lord of the Dance e River Dance. Cerchiamo comunque di non addentrarci troppo per non correre il rischio di emulazione. Preferiamo prendere dei frammenti, che per quanto piccoli, possono in realtà aprire nuove prospettive permettendoci di rimanere originali e di non affi evolire la nostra creatività. A proposito di prospettive: quali sono quelle delle Green Clouds? Attualmente stiamo lavorando al nuovo disco: "Reborn", ma non sveliamo ancora niente. Abbiamo in progetto un mega-spettacolomusical che coinvolgerà tutte le discipline delle arti celtiche, ma anche su questo teniamo il top-secret. Per il futuro speriamo di vendere molti dischi, di fare concerti e di organizzare un lungo world-tour. Ci piacerebbe tornare a Dublino, dove due anni fa abbiamo aperto i festeggiamenti del St.Patrick's Day. E' stata un bellissima esperienza, senza contare la sorpresa che abbiamo trovato: la direttrice marketing della Guinness è un'Italiana con la quale abbiamo intessuto un bellissimo rapporto d'amicizia.