Il primo Congresso comunale di Futuro e Libertà, svoltosi a Teramo il 10 novembre scorso, ha visto l’elezione del coordinatore, il giovane avvocato Andrea Fantauzzi. Nomina per acclamazione. Quali le responsabilità che sente di aver assunto con questo incarico in questa delicata fase di cambiamento nella politica? Prima di tutto, il mio più sincero ringraziamento va a tutti gli iscritti
per aver condiviso la mia candidatura alla guida del partito a Teramo. Grazie al prezioso lavoro di tutti abbiamo raggiunto dei numeri assolutamente positivi in termini di partecipazione e di adesioni. Infatti, ad oggi, Futuro e Libertà, partito che è nato solo pochi mesi fa, a Teramo può vantare oltre 600 iscritti. Perciò, la prima responsabilità che sento, è quella di riuscire a creare le migliori condizioni affinché tutti possano sentirsi sempre coinvolti nelle attività del partito. In questo momento in cui, oltre alla pesante crisi economica del nostro Paese, viviamo anche una profonda crisi della politica, credo che si debba partire proprio dalla partecipazione per poter pensare di realizzare un nuovo modo di fare politica. L’on.Toto, in apertura, ha parlato di questo come del “secolo delle idee” che succede al ‘900 “secolo di ideali”. Quali le idee che intende apportare nella sua azione politica? Condivido la riflessione dell’on. Toto. I giovani che potranno votare per la prima volta già dal prossimo anno, non hanno vissuto quegli avvenimenti importanti, quali ad esempio la caduta del muro di Berlino, che hanno rappresentato il superamento di quelle distinzioni ideologiche del passato tra destra e sinistra. E i cambiamenti in atto in questi giorni, ci presenteranno uno scenario politico sicuramente nuovo e diverso. Non bisogna più fermarsi e cercare di ricalcare le classificazioni e gli schemi ormai già superati, ma dobbiamo essere pronti a realizzare un progetto nuovo, credibile e coerente. Perciò, il confronto futuro non sarà più sui temi della politica, ma sui contenuti che sapremo apportare e sulle idee. Questa sarà la vera sfida. L’idea che ho del partito è quella di un luogo aperto al confronto e partecipato, nel quale gli interessi della collettività siano più importanti degli interessi dei singoli, evitando la cosiddetta ” personificazione” dei partiti dove spesso gli interessi personali venivano confusi con gli interessi dei cittadini. I quel caso i politici, lungi dal confrontarsi con la gente, tendevano piuttosto ad ingraziarsi i favori e le simpatie dei diretti superiori per lucrare candidature e incarichi. A mio avviso, invece, la politica deve tornare tra le gente, permettere alle personedi poter partecipare ed intervenire, tornare ad ascoltare le persone. Vorrei che la nostra azione politica fosse ispirata da alcuni semplici valori: legalità, meritocrazia, trasparenza e partecipazione. Questo partito non avrà solo il facile compito di criticare quello che non funziona, ma dovrà essere in grado di proporre soluzioni e idee nuove per cercare di innovare e cambiare le cose che non vanno. Sono i progetti e la visione positiva del futuro che potrebbero ridare fiducia alle persone e farle finalmente riavvicinare alla politica. Lei è giovane. Quali i consigli che si sente dare più spesso? E quali le domande che le vengono poste? Il consiglio della mia famiglia e degli amici: “Dire sempre la verità”, può sembrare banale, “quasi sicuramente non farai strada nella politica – mi dicono –, ma almeno sarai sempre a posto con la tua coscienza e con le persone”. Più in generale, di non montarmi la testa, di farmi rispettare (magari perché mi vedono piuttosto giovane), di avere rispetto e di sapere ascoltare le persone. Qualcuno mi ha chiesto: “Ma chi te lo fa fare?” e più che darmi un consiglio sembrava preoccupato per me. Le domande: fino a qualche giorno fa, molti mi chiedevano se e quando il governo Berlusconi sarebbe caduto. Cosa si sente di dire ai giovani che non credono più nella politica e cosa invece a quelli che vorrebbero partecipare? Parlare di politica oggi è molto difficile, ancor di più con i giovani. C’è una grande disaffezione che scaturisce dalla mancanza di fiducia nella politica e nei politici. Le persone avvertono l’inadeguatezza dei propri amministratori che non sono più in grado di rispondere alle esigenze della collettività. In più, oggi i giovani vivono il disagio di una società che li ha emarginati ed esclusi dal benessere. Il principale problema è il lavoro, quando non c’è non hai più la sicurezza e l’indipendenza necessaria per poter gestire quotidianamente la vita e programmare il futuro. Ed io vivo il loro stesso disagio, condivido la precarietà di un impiego, la difficoltà di farmi una famiglia, di avere una casa o di fare dei semplici progetti per il futuro perché, con un contratto atipico e a termine, oggi nessuno, è il caso di dirlo, ti dà credito. L’unica cosa che nessuno ci potrà togliere è il nostro pensiero, l’idea e la voglia di migliorare noi stessi e di cambiare. Ai giovani voglio dire che per provare a cambiare le cose bisogna tornare ad interessarsi di politica, a partecipare. I giovani devono tornare a spingere affinché possa realizzarsi un ricambio generazionale, ricambio che dovrebbe avvenire proprio a partire dalla politica. Il disinteresse e l’astensione producono il risultato che sono sempre meno persone a decidere per gli interessi di tutti. Se, però, dovesse continuare nei giovani questo sentimento di disaffezione e di disinteresse nella politica, io dirò loro che comunque la politica si interessa e si interesserà dei giovani. Il mio apporto quindi sarà quello di cercare di interpretare al meglio il loro disagio e di rappresentarlo nelle migliori forme possibili. Ai giovani che invece vogliono avvicinarsi, dico senza indugio di iniziare a farlo, e di non avere paura di manifestare il loro pensiero, magari avvicinandosi proprio a questo partito, nuovo, aperto e partecipato. Perciò, instauriamo un confronto sulle nostre idee, di come immaginiamo e vogliamo il futuro, e non permettiamo che siano sempre altri a decidere per noi.