In parecchi hanno sottovalutato la forza
dei vent'anni di Achille Polonara, ala
della Banca Tercas Teramo, promessa
di un domani che sta già diventando
oggi.
Di poche parole, riflessivo, ascolta
con attenzione le domande prima di
rispondere.
Anconetano, ma con una casa a Porto
S.Giorgio, il giovanissimo marchigiano è
cresciuto cestisticamente a Teramo: "Sono
ormai cinque anni che sono qui, gente super,
città tranquilla.
Per i primi tre anni nelle
giovanili, poi dall'anno scorso sono entrato
in pianta stabile con la prima squadra.
Certo, essere vicino casa non dispiace!" E'
modesto e non dice che nell'estate 2009 è
stato convocato con la Nazionale Under
18 italiana per partecipare agli Europei di
categoria, già dimostrando le sue attitudini
sotto canestro.
Da bambino il suo idolo era Bulleri,
adesso considera il miglior giocatore in
circolazione Bargnani. Indossa il numero
33, un omaggio ad altri due grandissimi:
Bird e Pippen.
Vuole iscriversi all'Università: "Lo farò
presto, in Scienze manageriali dello sport".
Ad un ventenne già professionista è
necessario chiedere cosa devono fare i
giovani per avvicinarsi allo sport: "Questa
società di certo non li agevola. Per diventare un
atleta ad alti livelli devi rinunciare a compagnie,
alcool, fumo; se però ci sono i genitori che ti
obbligano...è la cosa peggiore che possano
fare! Non sono banalità, ma occorre tanta
passione e lavoro duro; poi dipende molto
anche dal carattere".
Il fratello maggiore Valerio, anch'egli
cestista, ha cominciato a giocare grazie
agli amici "altrimenti non sapeva neanche
cosa fosse il basket...", quando lui di anni
ne aveva appena tre. Da allora il piccolo
Polonara ha cominciato a seguire l'illustre
predecessore familiare. Ti dà mai consigli?
"Sì, soprattutto per quanto concerne gli errori".
Achille è famoso per le " bombe da tre".
Questa nuova regola che ha spostato il
limite di tiro da 6,25 metri a 6,75 infastidisce
gli attaccanti? "Sicuramente all'inizio non
è stato facile. Mezzo metro sembra poco,
ma non lo è, poi però si prende sempre più
confidenza ed alla fine ci si abitua".
Per il Teramo il campionato non è stato
fino ad ora una passeggiata; quanto è
difficile entrare dalla panchina e "sparare"
in poco tempo tutte le cartucce che
si hanno? "Non partendo titolare si ha
chiaramente meno spazio e bisogna fare
punti e dare il massimo in pochissimo tempo.
E' complicato. Nel calcio entrano al massimo
in tre e chi esce può rilassarsi, nel basket se
esci puoi venire richiamato dopo un secondo
e riuscire dopo un minuto. E' una questione di
concentrazione massima per tutta la partita".
Fino ad ora c'è stata una certa mancanza
di continuità. "E' vero... Se non andiamo
sotto nei primi due tempi di almeno 15 punti
non siamo contenti... - scherza - soprattutto
fuori casa, e pare essere più una questione
mentale che fisica, visto che si finisce spesso
in crescendo: "Sicuramente, ma il campionato
è lungo; il coach è molto preparato e stiamo
facendo anche delle partitelle in allenamento
proprio per evitare questi momenti di
deconcentrazione. Il lavoro paga sempre".