La Corte di Cassazione, con una sentenza non recentissima ma molto interessante(la n. 32404/2010) ha stabilito che le molestie attraverso Facebook sono stalking; per la Suprema Corte, infatti, per integrare tale reato non è necessaria una persecuzione di tipo fisico (attraverso il classico pedinamento, ovvero telefonate o sms) ma anche l'utilizzo del noto social network può integrare la persecuzione e molestia di una persona, con tutte le conseguenze penali. Il caso è il seguente: un ex fidanzato(che non ha evidentemente accettato la rottura del rapporto sentimentale) utilizza Facebook per esporre in bacheca messaggio minacciosi e, infine, giunge anche a "postare" il video di un rapporto sessuale con la ex; anche il nuovo fidanzato della ragazza riceve foto degli ex fidanzati in atteggiamenti intimi, ed alcune minacce,sempre tramite il social network. Dopo la denuncia il Tribunale applica al molestatore gli arresti domiciliari, in conversione di una precedente misura cautelare di custodia in carcere, ma i difensori di quest'ultimo impugnano la decisione in Cassazione; la Corte rigetta il loro ricorso, e conferma la decisione del Tribunale che aveva applicato la misura cautelare al molestatore, affermando come i "messaggi" costituissero non solo dei comportamenti minacciosi e molestatori, in grado di provocare nel destinatario un profondo stato di paura e disagio, ma anche e soprattutto dei gravi indizi di colpevolezza (giustificanti l'applicazione della misura cautelare personale).L'utilizzo di internet e dei social network è sempre più oggetto di esame da parte dei giudici penali e, con la sentenza indicata, è stata confermata la sussistenza del reato ex art. 612-bis c.p., introdotto con il D.L.23 febbraio 2009, n. 11 meglio noto con il termine anglosassone "stalking". Una riflessione si impone: l'utilizzo di strumenti informatici (come facebook)hanno sicuramente aumentato la possibilità di comunicare e di restare in contatto con un numero altissimo di persone ma, purtroppo, i medesimi mezzi possono essere utilizzati anche per compiere reati particolarmente gravi, fortemente lesivi della integrità morale e sociale delle persone. Di conseguenza prima di utilizzare il web è necessario riflettere su ogni implicazione (anche penale) derivante dalle nostre azioni.