L’obiettivo è quello di scoprire i dati reali sulla situazione abruzzese, difficoltà occupazionali e prospettive giovanili. PrimaPagina incontra il dott. Luigi Fusco, funzionario di Abruzzo Lavoro. Analizzando i risultati delle ultime indagini Istat, cerchiamo di inquadrare meglio questa precaria situazione, che sembra non portarci da nessuna parte. Il valore della forza lavoro in Abruzzo, nel secondo trimestre del 2011 è di 552.311 persone, mentre il valore dell’occupazione
si dimostra più basso, precisamente di 508.913. Gli occupati a tempo indeterminato sono solo 46. 573 mentre gli assunti a tempo determinato sono 107.729. Le rilevazioni riferite all’anno 2010 mostrano che il 61,6% degli occupati sono maschi, mentre il 38,4% sono femmine. Una percentuale che non può non preoccuparci. La difficoltà occupazionale femminile è ciò che avvicina l’Abruzzo, statisticamente parlando, alle regioni del sud. La difficoltà e la precarietà dei contratti spesso e volentieri precludono ai giovani, alle donne in particolare, un’aspettativa di vita serena e volta alla creazione di una famiglia. Per quanto riguarda l’occupazione maschile, invece, la situazione migliora leggermente. Ci soffermiamo sulla spigolosa questione dell’occupazione giovanile. Secondo i dati forniti da Almalaurea, infatti, il 55% dei laureati trova lavoro entro un anno dal raggiungimento del titolo. Di questi solo il 14% trova un lavoro tipico, il 56% trova un lavoro atipico, mentre il 30% rimane disoccupato. Per gli occupati tra i 25 e i 29 anni, aventi un diploma di scuola media superiore, la situazione non cambia, in quanto solo il 15% trova un lavoro tipico, mentre il restante 85% trova un lavoro atipico. Un dato particolare a cui badare è che il 20% degli avviati al lavoro nell’anno 2010 sono stranieri. Esercitando lavori come badanti, collaboratrici domestiche e operai, gli stranieri provenienti dall’Unione Europea ed extracomunitari, si occupano di tutti quei lavori che gli italiani non vogliono più fare. Se a questa tendenza uniamo quella ancora più angosciante della completa sfi ducia dei giovani verso il mercato del lavoro, la questione diventa fortemente preoccupante. In Abruzzo, per esempio, c’è un 30% di donne sotto i 30 anni che non lavora e non studia. Nullafacenti ci chiediamo? Sembra proprio di sì. Purtroppo l’odierna situazione di crisi non promette rosei tramonti per i ragazzi italiani, ma ciò non signifi ca che questi debbano rimanere ingessati da essa. L’appello che il dott. Fusco rivolge ai giovani abruzzesi è quello di moltiplicare le proprie esperienze e mettersi in gioco, allargando lo spettro delle prospettive con dinamicità e fl essibilità. Non ci resta che attendere, quindi, nuove direttive dalle istituzioni, in primis dal Governo Monti, che ha il compito di elaborare la seconda parte di una manovra che non ci carichi solo di tasse e sacrifici, bensì ci guidi verso la ripresa con nuove prospettive occupazionali e formative.