Via Delfico e la mole forte di palazzi ottocenteschi: ognuno di essi si serve di vari toni del linguaggio architettonico per imporre magnifi cenza e potere. In particolare, l’edifi cio imponente del vecchio Tribunale, oggi sede del Museo Civico Archeologico “F. Savini”, prima di diventare casa delle Muse, venne impegnato in molteplici declinazioni d’uso.
La chiave dell’arco del portale di ingresso dell’ex palazzo di giustizia riporta la data 1879. Sulla facciata divisa in tre piani si dispongono ordini di fi nestre. L’attenzione è catturata dalla serliana centrale che sormonta il portale. Il lato breve del complesso corre lungo via dell’Arco per unirsi con lo spazio sul retro: il Largo San Carlo. Viene regalata ulteriore visuale all’edificio che irrompe in mezzo alle fitte trame stradali. La struttura, che inizialmente era un convento dedicato a San Giovanni divenne in seguito Orfanotrofi o San Carlo e successivamente Palazzo di Giustizia. Nel 1845, effettuata la richiesta del prefetto Spaccaforno, dopo l’approvazione del Re di Napoli, Ferdinando II, le suore della Carità vennero a dirigere l’Orfanotrofi o. Il rigore avvolgente del bianco candido dell’interno sale attraverso le linee rette fino a disciogliersi negli archi di luce del soffitto voltato. L’ambiente allieta chiunque acceda nell’atrio. I due accessi che fi ancheggiano il cortile invitano a salire ai piani superiori. Dopo aver superato la scalinata si scopre la sala San Carlo prospera di tappezzerie rosso rubino e di decori. Divenne Corte d’Assise alla fine dell’Ottocento. Oggi è fruibile come auditorium. Vivere la città ci permette di cogliere la storia dell’intricato rapporto tra il tempo e l’uomo. Speriamo di saper conservare tali esempi di bellezza artistica.