Da Teramo a Cinecittà, l’avventura di una giovane nella capitale del cinema italiano
Enza di Matteo è una giovane teramana, romana di adozione, che vive da diversi anni nella città eterna, lavorando come “mediatrice, guida ed operatrice didattica” a Cinecittà. Ha da sempre coltivato una grande passione per l’arte, che con dedizione e costanza è riuscita a
trasformare in lavoro; dal 2008 svolge visite guidate nei principali musei della capitale. La carriera di Enza ha preso il via dopo un master in Mediazione culturale nei musei all’Università di Roma Tre, seguito da uno stage di sei mesi presso il Dipartimento Educativo del Macro, il museo di Roma dedicato all’arte contemporanea. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia è partita l’iniziativa “Cinecittà si mostra”, alla quale Enza partecipa con tanta passione, un percorso che offre ai visitatori la possibilità di osservare da vicino la fabbrica dei sogni nella nostra capitale del cinema, passando dalla Broadway della New York di metà ‘800, realizzata da Dante Ferretti per Gangs of New York di Martin Scorsese, allo sterminato set dedicato alla Roma antica, quattro ettari zeppi di elementi scenografi ci maestosi e minuziosamente riprodotti. Nel corso di questa passeggiata, racconta Enza, si ricordano i momenti salienti della storia di Cinecittà, dalle sue origini nel 1937 agli anni del Dopoguerra, a quelli della “dolce vita” romana, fi no ad arrivare ai nostri giorni. Proviamo a chiederle qualcosa in più sulla sua storia personale, anche per cercare di capire i motivi che hanno spinto lei e tanti altri giovani concittadini a proseguire altrove il loro percorso di vita. Come hai vissuto il passaggio da Teramo a Roma? “Ho sempre visto Roma come un luogo certamente caotico, ma anche pieno di sorprese, un luogo dove non ci si annoia mai, un “paese dei balocchi”; sicuramente il posto ideale per chi ha studiato storia dell’arte e per chi ama viaggiare. Inutile dire che Roma è la città più bella del mondo, ma soffro all’idea che abbia i problemi cronici che tutti conosciamo. Il passaggio non è stato affatto traumatico. Molto più lontana Bologna, dove avevo già vissuto otto anni per gli studi universitari; Roma del resto è a solo un paio d’ore da Teramo”. È stata dura ambientarsi in una metropoli? “No, è stato molto divertente esplorare la città, partendo dal mio quartiere ed avventurandomi poi pian piano nella giungla romana, alla scoperta delle sue meraviglie, dei suoi rioni, delle sue chiese, musei, parchi, ristoranti, enoteche, cinema… Quello che mi affascina di Roma è che si lascia scoprire facilmente, è accogliente, ma nello stesso tempo senti che ti sfugge, perché sai che ci sarà sempre qualcos’altro che potresti ancora conoscere… è praticamente infi nita”. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai dovuto affrontare? “La difficoltà di vivere a Roma non è legata alla sua grandezza, ci sono metropoli anche più grandi, ma facilmente vivibili come Parigi o Londra. Traffi co, inquinamento, mezzi pubblici a volte al limite della decenza sono gli ostacoli di tutti i giorni. Per vivere a Roma bisogna avere una grande pazienza e un grande amore per questa città”. Ti manca Teramo? “Di Teramo mi manca la pace (da cui però sono scappata), l’aria buona, la cucina, la passeggiata per il corso e lo svio nelle stradine parallele a via Melchiorre Delfico. Ci sono strade, piazze o anche solo gradini legati a dei ricordi molto belli dell’adolescenza e del mio passato più recente. È un pensiero viscerale, direi addirittura ombelicale, che mi tiene sempre legata al posto in cui sono nata”