Burocrati o altro?
Le lettere che riceviamo e le segnalazioni che giungono in redazione mettono in evidenza un problema enorme. La burocrazia, a Teramo, è talmente dilagante in ambiti diversi, che immaginiamo ci seppellirà prima dei Bund tedeschi e delle manovre montiane. Ne avete ampia testimonianza su questo numero di PrimaPagina. Non è possibile che l’intelligenza – che immaginiamo pure si celi da qualche parte – di impiegati o addetti ai servizi sia così presuntuosamente prevaricata dall’ottuso rispetto di regole e norme. Noi italiani mal digeriamo il rispetto delle code davanti agli sportelli, ma qualche ragione di mugugno ce l’abbiamo. Soprattutto nella nostra città (o regione?). E soprattutto se ci troviamo davanti non l’impiegato delle Poste o l’addetto alla riscossione dei tributi. Quando il rimando a “data da destinarsi” interessa la salute, allora la burocrazia si trasforma in ben altro. La storia di un teramano raccolta da un nostro cronista è uno (purtroppo) dei molteplici esempi di disservizi che quotidianamente dobbiamo subire. Insieme all’indisponente noncuranza (suggerita dai piani alti?) con cui addetti in camice bianco rimandano a “regole”, “disposizioni”, “urgenze rinviate”. Temiamo che si stia paurosamente allungando la lista di ciò che non va sul nostro territorio, tanto da non avvederci più di quel poco di buono che resta. Ci stiamo intristendo. Meno male che, ogni tanto, giunge una “hit parade” del gradimento a tirarci su (si fa per dire) il morale. Permettendoci di ricordare a chi si illudesse che quando si dice che “gli ultimi saranno i primi” il riferimento è esclusivamente ultraterreno. Troppo “in alto”, insomma, per l’aldiqua.