Non ho voluto chiamare il Gabibbo perché penso di vivere in uno Stato di diritto, dove non ci si deve rivolgere ad un pupazzo per far valere i propri diritti”. Questo l’amaro sfogo della teramana Elisabetta, che da un giorno all’altro si è ritrovata a combattere una battaglia contro l’Enel. “A fine luglio 2009, il mio vecchio contatore segnala un impossibile consumo di cinquemila metri cubi di energia, per una bolletta da 3.800 euro”.
Comincia il calvario. La signora, forte di passati studi in Giurisprudenza, con tenacia decide di indagare a fondo sulla questione. “Inizialmente volevano diagnosticare la situazione dagli uffici di viale Bovio, con computer mal funzionanti. Poi mi sono fatta sostituire il contatore, e quello vecchio è stato mandato in laboratorio per un’analisi accurata. Nel frattempo, ho pregato l’Enel di sospendere il pagamento di quella fattura, e mi sono rivolta sia all’Authority – che ha potere sanzionatorio – sia allo Sportello Unico del Consumatore. Sforzo inutile, perché l’atteggiamento dello Sportello era della serie ‘tu dagli il colpo, che io mi giro dall’altra parte’. Alla fi ne è arrivata la risposta dal laboratorio: il contatore non era funzionante, faceva passare il gas senza segnalarlo. Il sogno di tutti gli italiani!”, spiega ironica la signora. Ma il peso della bolletta diventa insostenibile in un evento successivo. “Nel frattempo l’Enel mi ha sospeso la fatturazione del nuovo contatore per circa un anno e mezzo. Una mattina ho trovato sei bollette nella posta. Se soffrivo di cuore era la fine”. La settima bolletta è arrivata un mese dopo. Da quel momento, sulla famiglia della signora Elisabetta grava una doppia fatturazione, una relativa all’ultima lettura del vecchio contatore, una seconda per il pagamento del debito accumulato in più di un anno di battaglia. Una situazione che ha spinto a “cambiare lo stile di vita”, e che ha costretto a disdire la domiciliazione bancaria, per evitare guai ulteriori. Quello che maggiormente fa male alla signora, sembra però essere la solitudine nella protesta: “Mi sono rivolta a partiti politici, e tra quelli locali solo l’Italia Dei Valori si è interessato al mio problema, consigliandomi il nome di un avvocato, che ora mi assiste nella causa. Volevo fare un esposto in Procura, ma mi hanno risposto ‘non è che il procuratore ci senta a noi, lei intanto mandi l’esposto scritto, compilando il modulo’. Quindi, se un cittadino vuole chiedere consiglio al procuratore, non può farlo, bisogna esporsi in prima persona, come fosse una chiamata in guerra”. E se la soluzione del problema ancora non si vede, la signora Elisabetta fa notare come, chi non abbia mezzi adeguati di difesa, è condannato necessariamente a soccombere: “Penso ad un anziano che debba muoversi tra la confusione delle delibere presenti sul sito, lo scaricare i moduli sul pc, l’inviarli via fax. L’Enel furbescamente fa passare il tempo e ti prende per sfinimento, magari minacciandoti un distacco del gas”.