Analisi a tutto tondo del col. Pietro Pelagatti, Comandante Provinciale della Guardia di Finanaza di Teramo
Evasione, elusione, frode fiscale, economia sommersa, tutti termini entrati prepotentemente nel nostro linguaggio quotidiano e purtroppo nel modus operandi di molti italiani che preferiscono “risparmiare” o nei casi peggiori evitare di versare il quanto dovuto al fisco. Gli effetti di questi comportamenti sono devastanti e penalizzano l’intera collettività con una serie di conseguenze quali l’aumento del debito pubblico; riduzione della spesa pubblica con taglio o diminuzione dei servizi; aumento della pressione fiscale; fuga dei capitali e concorrenza sleale tra chi paga le imposte e chi non. Anche la nostra provincia non è immune da questi fenomeni. Testimone ne è la cronaca recente che ci mostra casi eclatanti di grandi aziende e banche operanti nel nostro territorio che si sono trovate nell’occhio del ciclone proprio per aver agito in non totale chiarezza. Importanti i dati forniti dal Distretto Provinciale della Guardia di Finanza di Teramo. Sono proprio le Fiamme Gialle che svolgono un’importante attività di repressione consistente nell’attuazione di azioni di polizia economico – finanziaria volte all’individuazione degli evasori con l’impegno di restituire fi ducia nelle Istituzioni. Abbiamo incontrato il col. Pietro Pelagatti, comandante provinciale della GdF di Teramo che ci ha illustrato i risultati del loro importante lavoro. Colonnello, enormi cifre si ascrivono all’evasione; queste destano preoccupazione e stupore. Ma davvero è così diffusa nella nostra società? Ritengo che nessuno può dire o determinare con esattezza l’ammontare dell’evasione; di essa si fanno stime, proiezioni, ma è pur sempre un dato astratto fondato su parametri aleatori. Un dato però è certo: l’evasione esiste ed è sicuramente alta. L’evasione è una nemica per la società, ma ancor di più per voi che la combattete ogni giorno. Quali strumenti di repressione adottate? La legge ci dà i poteri per l’applicazione delle norme anti-evasione. Gli strumenti più conosciuti che utilizziamo sono le verifiche e i controlli fiscali. In entrambe confrontiamo i documenti per accertare se ci sono state violazioni alla normativa. Indubbiamente le prime rimangono essenziali perché prendono in esame tutta le sfera giuridica – economica dell’azienda; il controllo, invece, è limitato a un solo atto di gestione. Fondamentali sono le unità informatiche specialistiche che studiano i settori e incrociano i dati individuando possibili evasori che vengono poi sottoposti alle procedure suddette. La situazione nella nostra Provincia come può definirsi? La nostra è una provincia in recessione: crisi e molte ditte in diffi coltà, in quasi tutti i settori, o addirittura fallimento. Tuttavia dall’osservazione dei dati rendicontati, a livello statistico dalla GdF, si denota che l’evasione persiste. Avete condotto importanti azioni sul nostro territorio. Cosa avete rilevato? Dobbiamo premettere che ci sono molte forme di evasione. Dai nostri dati che si riferiscono al primo quadrimestre del 2012 si evince: per i reati fi scali la situazione è stabile: ci sono stati in passato e continuano con la stessa intensità ad esserci nel presente; per l’evasione totale la tendenza è in generale aumento. Ciò che più ci preoccupa è il lavoro in nero con conseguente pagamento in nero. Il sommerso da lavoro è un obiettivo strategico della GdF che permette di scoprire molte dinamiche delittuose e quest’anno c’è stato un incremento notevole, esponenziale quasi nella nostra provincia. Anche l’elusione è abbastanza diffusa…. Certo. L’elusione è presente ed attuata alla stessa stregua dell’evasione se non in quantità maggiore e le garantisco che è più difficile da scoprire, da accertare in quanto la loro “creazione”, nella maggior parte dei casi, è avvenuta o avviene con l’ausilio diretto dei migliori consulenti fiscali. Si evade perché il carico fiscale è troppo pesante da sopportare o perché nella nostra società è radicata ormai questa malsana abitudine di esimersi da determinati doveri? In Italia la pressione fi scale è forte e maggiore rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Questo può spingere all’evasione o all’elusione, ma noi italiani abbiamo una grande tendenza ad evadere, molto di più di quanto la pressione stessa porterebbe a fare. Evadere è moralmente e socialmente inaccettabile; eppure nessun evasore subisce pregiudizi e discriminazioni. Anzi nel nostro paese viene sempre meno un’educazione alla legalità. Lei pensa che un maggior senso civico e di responsabilità aiuterebbero ad arginare questo fenomeno? Certamente; ed è proprio qui che bisogna insistere. Anzi le espongo una mia personale idea per combattere efficacemente l’evasione ricorrendo al supporto dei giovani. Ritengo che i ragazzi se ben educati alla legalità “fiscale”, potrebbero in poco tempo diventare i “certificatori contabili” della spesa familiare. Un esempio chiarificatore: “Mamma ho visto che sei stata dalla parrucchiera, quanto hai speso? Mi mostri la ricevuta fiscale!” Tra l’altro per realizzare un progetto così “ambizioso” la Guardia di Finanza potrebbe fornire un grande contributo. Anche con brevi incontri nella scuole dove i suoi rappresentanti spiegherebbero fisicamente cos’è lo scontrino e la ricevuta fiscale. Io partirei da qui. Poi si potrebbe allargare il progetto coinvolgendo nella cultura alla legalità fiscale anche le famiglie. Ciò rappresenterebbe una chiave di svolta alla lotta al problema. Pensa che gli strumenti di prevenzione come il pagamento elettronico e la segnalazione dei casi sospetti da parte dei cittadini sarebbero davvero efficaci al fine ai quali sono preposti? Sono utilissimi per la nostra attività; è ovvio che è necessaria la verifica dello stato di queste segnalazioni. Il problema è quando vengono fatte nel momento sbagliato. Il pagamento elettronico e la conseguente tracciabilità sono ottime per risalire ai movimenti di denaro necessari nelle nostre indagini.