Intervista con il presidente onorario Marcello Di Pasquale.
Dopo il commissariamento e l’espulsione di Luciano Di Marzio, si gira pagina.
Ma la lunga guerra non è ancora finita.
Alla Confartigianato di Teramo, sodalizio fra i più vecchi e prestigiosi della città, mesi e anni di laceranti contrasti e polemiche. Espulsione della intera vecchia guardia, migliaia di soci artigiani in fuga, crisi profonda dell’associazione. Poi, l’annuncio del commissariamento e dell’espulsione dell’uomo che, a lungo, ha accentrato nelle mani tutte le leve di potere, attirando polemiche e accuse. Il commissariamento e l’espulsione di Luciano Di Marzio, presidente di “lungo corso”, hanno praticamente aperto la strada a un “nuovo corso”, come annunciato in vari interventi e comunicati stampa. Ne parliamo con Marcello Di Pasquale, personaggio storico della Confartigianato locale e figlio del mitico fondatore, che da anni guida l’azione di riscossa nella sua qualità di presidente onorario dell’Unione Provinciale Artigiani Una battaglia di anni, ormai. Ma con quali obiettivi precisi? “Intanto, per restituire la organizzazione fondata da mio padre Antonio agli artigiani. Nell’interesse primario, non di un furbetto divenutone “proprietario e despota”, ma dell’intera categoria di noi artigiani. Costretti, da troppo tempo, a subire torti e umiliazionicome ampiamente documentato- oltre che a pagare errori e costi di una dissennata gestione personalistica. Il presidente a vita Luciano Di Marzio andava disarcionato e schiodato dal trono e bene hanno fatto i massimi organi della Confartigianato ad adottare i provvedimenti presi. Tuttavia, non sarà una mera operazione di facciata, ma una svolta effettiva, sorretta con atti di assoluto rigore e concretezza. Per restituire ai soci artigiani di Teramo non una scatola vuota, ma la Confartigianato con il suo ricco patrimonio storico e morale, finanziario e d’immagine”. Questo significa che i provvedimenti già adottati sono solo l’inizio e che altri ne arriveranno? “Noi artigiani ci battiamo per normalizzare in concreto e fino in fondo la situazione con atti conseguenti, che purtroppo non sono ancora arrivati. Tanto è vero che Di Marzio, pur commissariato ed espulso dalla Confartigianato, ha continuato e continua a servirsi con assoluta padronanza del marchio, delle insegne e dei mezzi finanziari come se niente fosse accaduto. Il commissario dr. Omati, nominato dai competenti organi centrali, dopo l’offensivo trattamento ricevuto di non poter neppure accedere nella sede di Teramo, dovrà adottare tutte le procedure consentite e previste dal nostro statuto e dalle leggi”. Oppure, ci sono soluzioni di compromesso in vista? “Sicuramente non si potrà regalare a noi “ribelli”, a compenso di umiliazioni e persecuzioni di ogni genere fin qui patite (vedi vicenda emblematica mia personale e di altri soci), una consolatoria ‘vittoria di Pirro’. Sia chiaro: la nostra lunga battaglia di trasparenza e moralizzazione- oltre a spazzare il responsabile della disfatta della nostra associazione localepunta a ben altro. Di Marzio e i suoi puntelli lasciamoli pure al loro destino inevitabile (responsabilità e comportamenti saranno oggetto d’attenzione in altre sedi competenti). A noi stanno a cuore la Confartigianato e tutto ciò che di buono resta del suo patrimonio, sotto ogni aspetto. A cominciare dai lontani tempi della sua fondazione. Aver commissariato ed espulso “il tiranno”, bene, ma che tutto non finisca qui, facendo credere che ora si possa andare tranquillamente avanti, magari creando a Teramo (e sarebbe una ipotesi davvero risibile) una Confartigianato bis o addirittura tris, lasciando tutto il resto (‘tesoretto’ incluso) a chi (e non si capisce a quale titolo) non si rassegna a mollare l’osso”. Lei teme una scissione, addirittura una frantumazione della Confartigianato di Teramo? “Mi rifiuto persino di pensarlo, ma l’operazione Di Marzio va portata avanti fino in fondo, con coerenza, nell’interesse dalla nostra gloriosa associazione e della nostra categoria vicina per tradizione alla Confartigianato. Altrimenti, a bocce ferme, si perderebbe ogni residua credibilità, a ulteriore vantaggio di altre associazioni e organizzazioni nostre concorrenti. L’impegno di tutti, a cominciare dai massimi organi centrali, è quello di tutelare legalità e ‘risanamento ambientale’. Visto che si tratta in sostanza di prendere le distanze di sicurezza da un personaggio che, oltre a creare divisioni e a rendersi responsabile di una gestione personalistica e illegale, alla fine ha sferrato attacchi violenti e persino lesivi contro tutti, avendo la tracotanza di trasformarsi da accusato di varie irregolarità in accusatore. Tutto questo dovrà essere una ragione ulteriore, da parte dei competenti organi della Confartigianato e non solo, per sradicare dal nostro ambiente un personaggio che, oltre a combinare disastri in ambito locale, butta fango persino sui maggiori organi che ci rappresentano. Impossibile subire e non reagire. Vorrebbe dire accettare e tollerare chi minaccia, alza la voce e butta discredito. Mentre dobbiamo essere tutti decisi a batterci fino in fondo, in difesa del prestigio e del buon nome della Confartigianato, davanti agli occhi dei soci e dell’opinione pubblica in generale. La ‘linea Di Marzio’ dei pugni sul tavolo non è e non sarà vincente, nel nome e a vantaggio di quanti (cioè la maggioranza) si battono per il recupero dei vecchi sacri principi di trasparenza e legalità. Che, per quanto ci riguarda, sono fondamentali per riprendere il cammino, recuperando centinaia e migliaia di soci che ci hanno lasciati o che sono in finestra ad assistere ad uno spettacolo davvero poco edificante”. Quindi, quali saranno i prossimi passaggi? “Il Commissario dr.Giampiero Omati farà il suo lavoro fino in fondo, mentre da parte nostra abbiamo già promosso una riunione con una rappresentanza di 29 artigiani per costituire una nuova associazione. Ma sia chiaro, senza ombre e compromessi, recuperando per intero il patrimonio sociale della nostra vecchia associazione, senza cedimenti verso chi male ha operato e rompendo in maniera irreversibile con il recente passato. Il nostro progetto andrà comunque avanti e resterà lontanissimo dai vecchi logori giochetti di poltrone e piccoli grandi interessi. Proprio per essere fedeli e coerenti con l’appello che torniamo a ribadire, che è quello di portare avanti, fino in fondo, il processo di pulizia e legalità della nostra vecchia Associazione di Teramo. Senza se e senza ma, con verità e giustizia. Confermiamo che questa sarà la nostra azione anche per il futuro. Con riserva di presentare prossimamente all’assemblea dei soci e, ove necessario, alla competente autorità giudiziaria, il dossier già pronto sui conti della Cooperativa di garanzia città di Teramo. Andremo avanti con determinazione, contando ancora sul sostegno della Confartigianato, ma comunque non ci fermeremo. Forti soprattutto del consenso e della unità d’intenti dei numerosi colleghi artigiani nostri solidali compagni di strada”.