Gent.le direttore,
girando per la città, si ha la sensazione di vivere in una Teramo abbandonata e degradata. Una città in cui si avverte la colpevole latitanza di chi dovrebbe governare. Grave la situazione del traffico con gravi ripercussioni sulla qualità dell’aria, il centro storico adibito a sosta selvaggia, auto che sfrecciano sulle vie adiacenti Corso San Giorgio; la bellissima P.zza Dante sommersa, in tutti i sensi, dalle auto; zone archeologiche di prestigio che dovrebbero testimoniare l’antica grandezza di Teramo, adibite a improvvisati campetti di calcio o nascoste da palizzate di legno. Si osserva in ogni angolo la totale mancanza di manutenzione: strade in pessime condizioni, strisce pedonali e segnaletica orizzontale invisibili, erbacce e sterpaglie diffuse, marciapiedi devastati. Trasporti pubblici inadeguati per una città che si sta espandendo: bisogna continuamente procedere con raccolta di firme per rendere i quartieri raggiungibili con i mezzi pubblici. Tutto contribuisce a dare un’ immagine negativa di Teramo. Chi amministra risponde oramai sempre con la solita tiritera:”Non ci sono i fondi, c’è la crisi”. Non è una giustificazione, è diventato l’alibi più comodo. Chissà perché poi i fondi per le feste, assurde sagre, maratonine, etc. si riesce sempre a spenderli. Teramo è diventata una città anonima, sciatta e senza identità. Si pensi alla Villa comunale invasa da immondizie e rami rinsecchiti, i cui viali non possono che essere deserti. I lavori di Piazza Garibaldi, lasciati incompiuti, tra l’indifferenza dei cittadini. Non può essere questa la città che i teramani vogliono, ma l’esatta antitesi. Se chi ci governa non è in grado nemmeno di provvedere alla manutenzione spicciola, dovrebbe onestamente e coerentemente rassegnare le dimissioni.
Paolo D’Incecco(Teramo Città di Virtù)
Caro lettore,
legga quanto risponde, proprio su questo numero, alla nostra Daniela Palantrani l’avv. Walter Mazzitti. Troverà un’analisi puntuale e senza mezzi termini di Teramo e dei suoi abitanti. Naturalmente di quelli che vivono ai piani alti. E che “dall’alto”, appunto, hanno talvolta una visione sfuocata dei fatti.