I terremoti sono lo strumento col quale la Terra cambia forma e si evolve, i monti s’innalzano, le valli si aprono; insomma dimostrano che il nostro pianeta è “vivo” e in continua mutazione. Alla base della vitalità geologica della Terra è la sua immensa energia dovuta al calore presente al suo interno, nel nucleo, nel mantello e nell’astenosfera; su quest’ultima galleggiano le placche della litosfera terrestre, lungo le cui zone di contatto avvengono generalmente i
terremoti, dovuti a un brusco rilascio di energia per lo spostamento reciproco delle masse rocciose nel sottosuolo lungo fratture dette faglie. In Italia i terremoti sono molto frequenti (circa 2000 l’anno) e oltre il 50% della superficie del Paese è ad elevato rischio sismico, proprio perché al di sotto di essa convergono due placche: quella africana e quella euroasiatica. La placca africana spinge contro quella euroasiatica, provocando l’accorciamento di qualche mm/anno della Pianura Padana; ciò causa la sismicità dell’Emilia Romagna. Nella regione sono noti alcuni terremoti storici molto violenti; il più importante colpì Ferrara nel 1570; ne seguì uno sciame sismico durato circa 4 anni. Le numerose, recenti, scosse violente in Emilia dimostrano che l’energia a lungo accumulata si può liberare in terremoti che provocano morti e distruzioni. L’entità dei danni dipende, oltre che dall’idoneità strutturale dei fabbricati, anche dal terreno: la maggiore o minore vulnerabilità sismica di un territorio è dovuta agli aspetti geologici e geomorfologici, che possono determinare effetti locali o “di sito” quali: amplificazione del segnale sismico, cedimenti, instabilità dei versanti, liquefazione dei terreni.La liquefazione è uno degli effetti del terremoto che ha colpito l’Emilia; ha interessato in particolare le aree corrispondenti ai paleoalvei dei fiumi Secchia, Panaro e Reno dei comuni di S. Felice sul Panaro, S. Carlo di Sant’Agostino e Bondeno. La liquefazione può avvenire in terreni sabbiosi e limosi saturi, ovvero con falda acquifera superficiale; quando si verifica un terremoto violento aumenta la pressione interstiziale, diminuisce l’attrito tra i clasti e i terreni fluidificano. La liquefazione può dare origine ad effetti di varia natura (zampillio di getti d’acqua e sabbia con formazione di caratteristici coni, creazione di vuoti nel sottosuolo, affondamento di edifici nel terreno, gravi danni alle infrastrutture). Purtroppo ad oggi non esistono valide basi scientifiche per la previsione dei terremoti; nonostante ciò, prendersela con la natura non aiuta a risolvere il problema. Per mitigare gli effetti devastanti di questi fenomeni naturali occorrono opportune azioni di prevenzione, messa in sicurezza, informazione. Queste azioni sono necessarie e prioritarie per convivere con i terremoti e salvare vite umane. Si potrebbe obiettare che le normative in materia antisismica in Italia ci sono, ma se non vengono applicate o se la concessione di deroghe continua, il problema resta. Da geologo, lamento il fatto che troppo spesso il nostro contributo in materia di prevenzione dei rischi per calamità naturali (terremoti, ma anche dissesti idrogeologici) è sottovalutato e siamo chiamati solo a disastro avvenuto. Nel campo della prevenzione del rischio sismico è ora di acquisire un concetto fondamentale: costruire edifici solidi è condizione necessaria, ma non sempre sufficiente. E la foto seguente può servire a chiarire questo aspetto meglio di mille parole.