Una voce dall’Emilia colpita dal sisma.
Da queste parti non va troppo bene. Mi spiego meglio. Ormai da circa un mese ogni tanto ci balla la terra sotto i piedi. Casa mia fortunatamente per ora non ha avuto danni, ma le continue scosse ci fanno vivere ogni giorno con apprensione. Vivo a circa 20 km dagli epicentri e dal 20 maggio, ogni volta che si sente un rumore strano o una piccola vibrazione (soprattutto la notte) scatta ” l’allarme”. In questo momento
stiamo vivendo in una calma apparente in attesa di qualcosa che, si spera, non arrivi mai. La settimana scorsa sono stato a Mirandola (ormai penso che tutta Italia conosca questo paese), dove tra l’altro il fratello della mia compagna ha un appartamento (che comunque ha lasciato il 20 maggio per andare a vivere a casa di parenti a Carpi), che nonostante sia stato dichiarato inagibile è stato evacuato in quanto, accanto al suo condominio c’è il fungo dell’acquedotto dichiarato a rischio crollo. Le immagini che hanno riportato le televisioni non rendono affatto l’idea. E’ stata un’esperienza terrificante… lo scenario è apocalittico. Sembra che il paese sia stato bombardato. Nonostante la presenza di molta gente si può sentire un silenzio gelido dove puoi solo percepire il terrore. Mi sono venuti i brividi. Ormai in paese inevitabilmente l’unico argomento di conversazione è il terremoto, anche quando provi a parlare d’altro ogni conversazione va sempre a finire là. Un imprenditore mi raccontava che, nonostante il suo capannone risulti essere agibile, la sua attività è chiusa e sta cercando di recuperare dei container per metterci dentro i macchinari necessari per poter riprendere il lavoro in quanto i suoi dipendenti (giustamente) hanno paura a lavorare all’interno del capannone. Nonostante tutto la voglia di riprendere a lavorare (sempre con le dovute cautele) è molta. Nella zona industriale di Mirandola si può vedere che nei parcheggi di molte aziende vi sono dei grossi gazebo. Là sotto sono stati trasferiti tutti gli uffici amministrativi. Si possono vedere gli impiegati che tranquillamente lavorano ai loro terminali sotto le tende. L’unico problema è capire quanto le scosse finiranno perché la voglia di rimboccarsi le maniche e ricominciare a vivere è tanta. A riguardo mi viene una citazione fatta da Tommy Lee Jones nel film Vulcano: “Posso combattere solo ciò che vedo” . Questa frase calza a pennello. La rabbia è proprio questa, non si può combattere un fenomeno imprevedibile ed invisibile come il terremoto e, quindi non si può nemmeno programmare un ritorno alla normalità.