E’ con grande riconoscenza che torniamo a parlare di JAK. Dopo il primo articolo apparso qualche settimana fa c’è stato un discreto riscontro, ma speriamo che si tratti solo di un inizio, e che Teramo e dintorni possano diventare un punto di riferimento per il nostro progetto. Nelle ultime settimane JAK ha ricevuto l’attenzione di parecchie testate giornalistiche cartacee e
on-line, tra cui Vita, Milano Finanza, Famiglia Cristiana e altri. Siamo stati ospiti di Radio 24 il 20 maggio, alla trasmissione “Si può fare, cronache da un paese migliore”, e in occasione del Festival dell’Economia di Trento il 3 giugno. Gli incontri organizzati dagli attivisti riscuotono sempre un sincero interesse da parte dei partecipanti, che si ritrovano catapultati in una dimensione in cui il denaro vuole essere uno strumento di condivisione delle risorse e non di accumulazione di ricchezza, condotti spesso da gente comune, non necessariamente economisti, o provenienti dagli ambienti della finanza. Persone semplicemente accomunate dall’obiettivo di fondare una banca che non realizzi alcun profitto, ma che faccia circolare le risorse tra persone e imprese sostenibili. Il professore della Bicocca Luigino Bruni ha dichiarato: “Jak Bank è un modello di banca cooperativa, di “banca dei soci”, in cui quando un socio si trova in difficoltà, gli altri hanno a disposizione una serie di strade per aiutarlo…e qui entra in gioco la vera forza delle relazioni. Sbaglia chi crede che le relazioni non fanno parte di un’economia di mercato, chi crede cioè che il mercato sia fondato sulla competizione (…) La cooperazione è la vera dimensione fondativa del mercato. Senza cooperazione non c’è mercato, la competizione viene dopo…. la cooperazione è quella che crea la “torta” e la competizione è quella che ne fa le fette, premiando chi è più competitivo, efficiente, efficace e così via…… La base, dunque, sta nella cooperazione, non nella competizione: sta nei comportamenti virtuosi, nel rispetto delle regole, nella correttezza, in tutto quello cioè che è indispensabile….. perché poi il mercato esista e funzioni…” In base agli studi condotti da economisti svedesi e tedeschi, un modello bancario che persegua e favorisca nella realtà dei fatti il benessere delle persone, il corretto uso del denaro e la cooperazione, senza tuttavia rinunciare alla competizione per la ripartizione delle risorse in eccesso (ovvero quelle residue oltre la soddisfazione dei bisogni primari, come vitto, alloggio, educazione e qualità della vita in genere), trova la sua realizzazione in una banca senza interessi, o interest-free come dicono i nostri amici anglosassoni. In Svezia una banca simile esiste già, si chiama JAK Medlemsbank (www.jak.se) e conta 38.000 soci, in Italia abbiamo compiuto dei passi importanti ma c’è ancora parecchi strada da fare. Si tratta di un percorso che riusciremo a portare a termine solo attraverso una grande partecipazione. Non c’è una tempistica certa perché, riprendendo l’intervista a Radio 24: “Le tempistiche…dipendono dalle persone. Questo è un progetto che ha dietro delle persone, non grossi gruppi imprenditoriali, insomma i tempi dipenderanno dai tempi di risposta e dalla quantità di persone che risponderanno e stanno rispondendo al nostro appello”. E allora reiteriamo questo appello: venite a conoscerci, a scoprirci, entrate nel dibattito e partecipate alla costruzione di una banca cooperativa, equa, in cui ognuno conta uno: una banca come la vogliamo noi!