Ospedale Giulianova, LA VOCE del sindaco

Mastromauro, sindaco di Giulianovasi è espresso il Sindaco Francesco Mastromauro Sulla situazione dell’ospedale

I tagli ai reparti e ai servizi nell’ospedale di Giulianova (Comune che ha superato i 23.500 abitanti nel 2010) hanno penalizzato tutta la popolazione. Si sono formati comitati in difesa dell’ospedalee molteplici appelli per evitarne la chiusura. Sull’argomento si è espresso il sindaco, Francesco Mastromauro. Sulla situazione dell’ospedale di Giulianova, e le polemiche sull’assenza di un reparto natalità, può spiegarci, se ci sono, progetti per il futuro? “Punto nascite, davvero una ferita aperta per Giulianova. Il reparto maternità, che nel 2006 aveva registrato 350 parti e 637 interventi chirurgici, fu chiuso nel 2008, e fu l’unico della provincia a subire la soppressione, per le cattive performance registrate. Ricordo che all’epoca quel reparto era diretto da Camillo Antelli, oggi direttore sanitario della Asl. Le polemiche sono legittime, perché si promette senza mantenere, si parla, si discute, e intanto i servizi sono tagliati o perdono di qualità. Ormai è uno stillicidio continuo. Progetti per il futuro? “Io ne ho molti, ma bisogna vedere se e quando i signori della Regione decideranno anche solo di esaminarli. Cominciando dal ripristino proprio del punto nascite sino al rafforzamento della pianta organica, oggi sotto dimensionata, e alla restituzione di operatività a strutture d’eccellenza, come il centro di patologia della nutrizione”. L’ospedale sarà chiuso? “Con una recente puntata di Ballarò la sanità teramana è stata messa sul banco degli accusati per le lunghe liste d’attesa e la forte mobilità passiva, tutte cose già da tempo rese note dal sottoscritto e dal mio partito, il Pd. Le soluzioni ai tanti problemi c’erano e ci sono, ma non sono quelle miopi e pasticciate del presidente Chiodi. Per l’istituzione di un punto nascita a Giulianova non occorre interpellare ingegneri o architetti, ci vuole solo la volontà politica della direzione sanitaria. Ma dubito che si voglia fare concretamente qualcosa. Prendiamo il caso del nuovo ospedale, cui sinceramente abbiamo creduto e per il quale ci siamo attivati sollecitamente. La Asl aveva chiesto al Comune alcune aree in modo da poter scegliere quella giusta per il nuovo nosocomio. Ne abbiamo presentate cinque. Una volta scelta dalla Asl l’area, nel settembre 2011 abbiamo formalizzato la disponibilità a modificare la sua destinazione d’uso. Al momento è tutto in alto mare. Se il nuovo ospedale non si farà, almeno si lavori su quello esistente, che ha davvero bisogno d’interventi. Se poi lo vogliono chiudere, lo si dica chiaramente. Senza prendere in giro i cittadini e chi li rappresenta nel territorio”. I cittadini sono mal informati, e ci si chiede come mai ci sia scarsa comunicazione. “I cittadini sono poco e male informati, quanto lo sono i loro rappresentanti istituzionali. A me le comunicazioni giungono con il contagocce, costringendomi spesso a proporre osservazioni su questioni importanti in brevissimo tempo, quando invece sarebbe necessario averne per ben ponderare senza dover passare nottate in bianco su documenti e dati. Attualmente abbiamo una nuova TAC, ma secondo me è una rondine che non fa primavera. Per carità, sono contento. Occorre ben altro. Non so dire cosa si stia pensando e muovendo nelle stanze dei bottoni. Spero, e scusatemi la battuta, che non si pensi solo alle asole”. È una questione politica, economica o altro? “Non possiamo negare i problemi economici. Ci sono e sono gravi. È anche vero che a volte, secondo un aforisma molto sapido, si garantiscono fatui bisogni a pochi, che non pochi e fondamentali bisogni a molti. E quando ciò avviene, è senz’altro colpa della politica. O meglio, di certa, cattiva politica”. Come sindaco che posizione ha? “Molto critica. Tanto che, come membro del Comitato ristretto dei sindaci, ho chiesto che sia abolito, perché quest’organismo così com’è, non serve a nulla. E’ infatti inutile riunirsi se le posizioni e le riflessioni dei sindaci, primi rappresentanti delle esigenze e delle interpellanze del territorio, sono destinate puntualmente a rimanere inascoltate dalla Asl. Mi riferisco non unicamente ma soprattutto all’atto aziendale, svuotato dei contributi che alcuni sindaci, tra i quali il sottoscritto, hanno provato a dare. Insomma, non ci sto a riunirmi per l’aria fritta”. Che cosa dire alle madri che devono spostarsi fino a Teramo o altrove per partorire o ai genitori che per qualunque problema devono portare i loro figli in altri ospedali? “Durante la terribile nevicata, erano i primi di febbraio, una donna di Roma si recò con il marito al nostro Pronto soccorso per minacce d’aborto. Alla risposta che non esisteva più la divisione di Ostetricia e Ginecologia, i due coniugi chiesero aiuto a una pattuglia della Guardia di Finanza per raggiungere quindi l’ospedale di Teramo. Giulianova è la sede ospedaliera più vicina al casello autostradale e, non dimentichiamolo, dispone della principale stazione ferroviaria della provincia. E’ proprio in situazioni di emergenza che si evidenzia l’importanza strategica della città. Eppure il nostro ospedale continua a vedere ridotti i servizi. Ed ecco quel che accade. Voglio un ospedale dotato di reparti e servizi non per campanilismo, ma per dare risposte a Giulianova, alle località vicine e anche a coloro che, per lavoro, per turismo o semplicemente perché di passaggio, si trovano in città. In questa battaglia la mia è una voce. E’ quindi necessario che per diventare ruggito alla mia si aggiungono altre voci: quelle dei politici responsabili, non importa di quale schieramento, e soprattutto quelle dei cittadini”.