La cura della salute, dalla prevenzione alla diagnosi, passa attraverso tecniche e tecnologie che tendono ad essere sempre meno invasive e traumatiche per chi è costretto a ricorrervi. Senza dubbio un esame “dolce” e non traumatico per il paziente, oltre a
incentivare la prevenzione, consente di affrontare più serenamente i disagi derivanti da qualsiasi malattia.Con il dr. Claudio D’Archivio, specialista in Radiodiagnostica e Scienze delle Immagini, cerchiamo di capire cosa sono e come funzionano le tecniche diagnostiche di ultima generazione. “Per quanto riguarda la radiodiagnostica – esordisce il dr. D’Archivio – siamo passati dalla tecnologia semplice della radiologia degli anni ’70 ad un incremento di metodiche diagnostiche esponenziale. Ecografia, Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica, ogni metodica ha ampliato il suo raggio d’azione. Attraverso questi strumenti, oggi è possibile indagare su tutti i distretti del corpo: encefalo, addome, rachide, pelvi ed articolazioni. Se negli anni ’70 si aveva a disposizione solo la possibilità di eseguire esami radiografici, oggi l’indagine può completarsi ed ampliarsi con diversi ed ulteriori mezzi diagnostici e, non meno importante, in tempi brevi, dato, quest’ultimo, notevole, visto che cresce sempre più l’ansia di sapere presto e con precisione cosa c’è che non va”. E’ ipotizzabile la realizzazione di un’indagine medica non invasiva o traumatizzante per il paziente? “Sicuramente il futuro va verso una diagnostica sempre meno invasiva – prosegue il dr. D’Archivio. – Facciamo un esempio. Se in passato, dopo l’esecuzione di una radiografia diretta dell’addome era necessario sottoporsi ad una pneumo-peritoneografia come esame di II livello, eseguita mediante introduzione di un ago ed inoculazione di mezzo di contrasto, quale l’aria, oggi, l’approccio alla patologia addominale è diventato molto più semplice, economico e non invasivo; infatti con l’introduzione dell’esame ecografi co dell’addome si ha la possibilità di ottenere maggiori informazioni e possibilità diagnostiche già con un solo esame. Lo stesso discorso lo si può fare per l’angiografia, per la quale fino a poco tempo fa era necessario un ricovero di breve durata per tenere il paziente sotto controllo e poter intervenire prontamente qualora la puntura femorale evolvesse in ematomi o altre complicanze. Oggi si può aggirare questo tipo di ostacolo intervenendo con una puntura dell’arteria radiale, che riduce notevolmente il rischio di ematomi o altre complicanze, permettendo al paziente di sottoporsi a questo esame in regime di day-hospital”. Le radiazioni tuttavia possono comportare dei rischi. Come e quali sono invece le tipologie di indagine a scansione? “E’ vero, le radiazioni ionizzanti possono comportare dei rischi biologici – spiega il dottore -, ma le metodiche di ultima generazione, che sfruttano questo principio, erogano dosi sempre più basse, tanto che alcuni esami TC vengono impiegati nei progetti di screening, come, ad esempio, la colonscopia virtuale. Questo esame, infatti, è stato designato dall’American Cancer Society una delle migliori metodiche di screening per la diagnosi del tumore del colonretto. Un altro esempio di screening mediante esame TC è quello per lo studio del parenchima polmonare. A tal proposito, infatti, l’Istituto Europeo Oncologico (IEO) di Milano, diretto dal Professore Umberto Veronesi, ha avviato il progetto “Cosmos 2” per lo screening del tumore polmonare su una popolazione a rischio. La diagnostica per immagini utilizzata nello screening è proprio una TC Low Dose e, oltre all’ospedale Mazzini di Teramo anche il centro diagnostico D’Archivio di Giulianova è inserito nel progetto di screening per la provincia di Teramo. Le metodiche a scansione sono, oltre alla Tomografia Computerizzata, l’ecografi a e la risonanza magnetica che utilizzano, rispettivamente, il principio degli ultrasuoni e delle onde elettromagnetiche le quali, ad oggi, si ritiene non comportino alcun rischio per il paziente. Tra le indagini a scansione si può, infine, citare la mammografi a 3D ad alta defi nizione, cosiddetta “tomosintesi”, un concetto innovativo di indagine mammaria. Si tratta di una mammografia tridimensionale che consiste in 15 scatti della durata di 4 secondi circa acquisiti da diverse angolazioni, che permettono di studiare la mammella a strati, scomponendola in tante sezioni.
La successiva sovrapposizione di queste immagini permette la ricostruzione della mammella nella sua completezza. Tutto questo si traduce in un grande vantaggio per i seni difficili da leggere, come quelli densi, che possono essere analizzati più in dettaglio e con maggiore sensibilità. Questa nuova tecnica permette una diagnosi ancora più precoce mediante l’individuazione di lesioni molto piccole migliorando e semplificando il lavoro del radiologo”. Che differenza c’è tra le diagnostiche TC o RM? “Tendenzialmente possono arrivare entrambe alla stessa diagnosi, ma con principi diversi. Il limite consiste solo sulla presenza delle radiazioni ionizzanti. Le onde elettromagnetiche, utilizzate nella risonanza magnetica, sembrano dimostrare a tutt’oggi un’assenza di tossicità, mentre le radiazioni ionizzanti, per quanto minime, emesse dalla TC, possono essere non indicate sulle persone giovani o
donne in età fertile. Per lo studio dell’addome è preferibile la TC alla RM, ma nell’encefalo, nello studio del midollo e delle articolazioni è indiscutibilmente più utile la RM; mentre il torace, ed in particolar modo lo studio del polmone, è appannaggio della TC. La sanità e la diagnostica, pubblica o privata, preventiva o contingente- conclude il dr D’Archivio – rappresentano una parte importante dell’economia e nel sociale. Diagnostiche accurate e poco invasive consentono sicuramente una maggiore adesione alla prevenzione e di conseguenza un risparmio sulla spesa sanitaria”.