Sandro Santacroce, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale, fa sentire la propria voce contro il progetto di realizzazione di un nuovo Polo scolastico presso una zona di verde pubblico nell’immediata periferia della città, ovvero nel territorio compreso tra lo stadio vecchio, il fiume e il Lotto Zero.
A che punto è la situazione, tra idee sulla carta e prospettive concrete? La situazione è che l’amministrazione ha i suoi percorsi riservati, tiene nascosta ogni notizia, e ciò che si apprende spunta fuori dai giornali. Quello che possiamo dire è che, come al solito, l’amministrazione non prende decisione dal punto di vista urbanistico, delegandole ai privati. Quali sarebbero le conseguenze negative dell’adozione di un nuovo Polo in quella zona? Si svuota la città. Si intaserebbe il traffico e non si aiuterebbe il commercio del centro cittadino, perché una volta fuori casa, l’automobilista di solito va a fare la spesa al più vicino centro commerciale, e non certo dentro Teramo. Le scuole “inglobate” nel nuovo Polo dovrebbero essere San Giuseppe, Savini e dell’infanzia di via del Baluardo. E forse anche la S.Giorgio, ma questo non lo si dice per evitare ulteriori contestazioni. Si procede per illazioni, a fronte di dichiarazioni dell’assessore Romanelli e del sindaco Brucchi, che solo un mese fa garantivo un’apertura al confronto, e parlavano della necessità di usare il territorio in modo corretto. Oggi invece le proteste sono diventate “strumentali” e noi “il partito del no”. Alla maggioranza non passa neanche per l’anticamera del cervello che c’è chi possa avere idee diverse, questo è un atteggiamento infantile. Contestate solo la collocazione del Polo, il tipo di finanziamento col ‘project fi nancing’ o l’idea stessa di Polo? Noi siamo contro la collocazione, non il Polo in sé. Quella di adottare un Polo è una scelta difficile e importante al tempo stesso, che per questo necessita di una meditazione profonda. Invece nell’amministrazione si nascondono dietro la fatiscenza delle vecchie scuole per evitare questi passaggi. A nessuno è venuto in mente di recuperare altre strutture, ad esempio l’enorme e semideserto palazzo dell’Enel a viale Bovio o l’ex ospedaletto di Porta Romana? Anche a Porta Romana il traffico impazzirebbe, probabilmente. Ma almeno non si intaccherebbe il territorio, e quel poco di verde pubblico che abbiamo. Il problema rimane sempre lo stesso: non si programma l’urbanistica. La salvaguardia del territorio viene sbandierata, ma solo a chiacchiere.