Una battuta, “Dammi del Leo”, per rompere l’imbarazzo iniziale. Il clima è quello sereno e gioviale di un incontro con un vecchio amico, già tre anni fa a Teramo con “L’uomo, la bestia e la virtù” di Pirandello. Leo Gullotta inaugura la nuova stagione di prosa 2010/2011 della “Primo Riccitelli”. La soddisfazione è grande per l’associazione: quest’anno si sfiora il record di 2300 abbonati (cento in più rispetto alla scorsa stagione). Gullotta è il protagonista de “Le allegre comari di Windsor”, che William Shakespeare scrisse in soli quattordici
giorni su richiesta della regina Elisabetta I. Il tema è quello della diversità e della cattiveria di scherzi e intrighi che si abbattono contro chi è considerato un diverso per aspetto, indole e attitudini. Sir John, poderosa e goffa figura comica interpretata magistralmente dall’attore siciliano, è il bersaglio prescelto di una società borghese bieca e ipocrita; e il confronto con i tempi moderni è immediato. Leo Gullotta, che quest’anno festeggia i cinquant’anni di professione, presenta lo spettacolo prodotto dal Teatro dell’Eliseo assicurando un finale nel pieno rispetto della struttura voluta e ideata da Shakespeare. Sul palco si avvicendano sedici attori molto giovani, con particolare cura per i costumi e per la scenografia. La natura di attore-clown non viene celata in alcuna maniera: nessun passato da rinnegare, ma esperienza che diventa palestra di vita per andare avanti e crescere. “Ogni sera mi porto dietro l’entusiasmo del pubblico, cerco il più possibile di divertirmi e di dare il mio meglio”. Parole che esprimono la travolgente passione per questo mestiere, fonte di ispirazione e di vita. Nato da genitori operai e ultimo di sei figli, inizia il mestiere per caso al “Cut” (Centro universitario teatrale) di Catania; poi è al Teatro Stabile della stessa città, dove rimane dieci anni ed entra in contatto con illustri personalità come Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava, Salvo Randone. Un bagliore illumina i suoi occhi al ricordo degli anni della formazione quando, pur senza sapere nulla di teatro, con fatica e fervore imparava l’arte dell’attore, ma soprattutto l’arte di vivere rifiutando i compromessi per plasmare e conservare la propria integrità etica e professionale. Attore comico e drammatico, cabarettista, doppiatore: sono solo alcune delle maschere indossate da un artista poliedrico che non ha alcun timore a raccontarsi e a svelare il suo lato più umano. È una lezione di vita la sua che si conclude con un invito a coltivare e a lottare per le proprie idee. “Nessuno ha il diritto di toglierci i nostri sogni, bisogna crederci! Una mano serve per tenerli stretti, l’altra serve per combattere perché niente è facile”. E il teatro, inteso come momento di incontro, di sorriso, ma soprattutto di riflessione, si conferma come la migliore fabbrica per partorire sogni.