Si chiama Supercassa, il progetto che vedrà coinvolte, nei prossimi mesi, due realtà bancarie di rilievo del nostro territorio: la Banca dell’Adriatico e la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Entrambe fanno parte della Holding Intesa Centro. Nel più ampio contesto dell’intero sistema bancario nazionale dove i numeri parlano di circa 2600 sportelli da chiuderee 36.000
esuberi di personale da gestire (fonte ABI), il Gruppo Intesa ha allo studio un progetto di riorganizzazione che vede nella prima il soggetto più adatto ad assumere un ruolo di riferimento nell’Italia centrale. Le sue performances sembrano aver convinto i vertici del gruppo della buona capacità di veicolare la trasformazione. La riorganizzazione delle province, inoltre, vedrebbe la scomparsa di Teramo, come capoluogo, mentre Ascoli Piceno destinata non solo a mantenere, ma a consolidare una leadership territoriale che andrebbe oltre i confini regionali. Quali scenari quindi, per la banca teramana e il futuro assetto politico – economico della nostra provincia? La Val Vibrata, con le sue spinte secessioniste verso il Piceno, che periodicamente ripropone, troverà nuovi avalli in questi movimenti, non solo di capitali? E cosa ne pensano i nostri amministratori, impegnati a difendere l’identità di una città che, poco alla volta, ma inesorabilmente, ha visto negli anni scomparire tante realtà istituzionali e tante in pericolo di sopravvivenza? Non si può fare a meno di pensare infatti, anche alla situazione della Tercas, dove al “terremoto” del commissariamento fanno ancora seguito “scosse di assestamento”, e della Banca di Teramo, orfana della sua guida carismatica, che non sfugge alle sofferenze che accomunano il sistema bancario totale. Giandomenico Di Sante, storico presidente di Banca dell’Adriatico sostiene che la nuova superbanca nascerà nel rispetto delle radici e della storia di entrambi gli istituti coinvolti: “Sarà anzi un cambiamento – spiega Di Sante – che porterà solo un miglioramento nell’efficienza dei servizi, reso necessario dalla congiuntura economica, ma volto a conservare e migliorare i valori positivi della banca, a cominciare dalle persone, dalle professionalità e dalle competenze dei dipendenti, dai vertici alle basi. Rispetto alla percezione di “perdere altri pezzi” della città, non sono d’accordo perché il gruppo San Paolo è fortemente impegnato nella conservazione e tutela dei valori positivi – conclude il presidente – che entrambi gli istituti hanno costruito ed espresso nei rispettivi territori. Sono estremamente fiducioso nell’impegno e nella sensibilità che i vertici del gruppo San Paolo hanno profuso in questa operazione. Tuttavia, quando i cambiamenti diventano necessari per la sopravvivenza stessa, per evitare il ristagno della crescita, il senso di responsabilità impone di gestirli nella maniera più utile a tutti, e che siano motivo di coesione sociale e non di ulteriori conflitti”. Alla luce dei programmi di trasformazione a cui tutto il mondo economico è costretto, l’autunno teramano si prospetta forse più caldo dell’estate. E non certo per le temperature.