Quartiere Sacro Cuore, “Centrale” solo per i tributi
L’associazione di quartiere Sacro Cuore a Teramo nasce dieci anni fa, parte dalla stazione fino a lambire l’ospedale. Scende verso il parco fluviale fino alla zona dell’Acquaviva. In effetti, il comitato nasce ricalcando quello che è il territorio della
parrocchia di riferimento. Pur coscienti che si tratta di due cose diverse, l’associazione, infatti, è laica. Il quartiere è molto ampio e si caratterizza per due grandi presenze, il polo scolastico rappresentato da Ipsia, Iti, Liceo scientifico e dalla scuola Risorgimento, nonché dalla scuola media D’Alessandro, da due asili nido e dall’area industriale dismessa, con tutte le problematiche che ne derivano. Per concludere, include anche la stazione ferroviaria. Il presidente dell’associazione di quartiere, Pasquale Di Ferdinando, spiega: “Siamo il quartiere d’ingresso della città, nato negli anni ’60 a seguito della ‘deportazione’ dovuta alla costruzione delle case popolari di via Longo, oggi oggetto di disputa e ristrutturazione edilizia. La lamentela principale dei commercianti – prosegue Di Ferdinando- in particolare, è quella della pulizia delle strade. Ci si sente residenti di serie B, frase ormai logora, ma che spiega il concetto”. Il quartiere è autonomo, vi sono la chiesa, la farmacia, la banca, e ogni genere di servizio. In effetti, sembra quasi di trovarsi in pieno centro storico, se non fosse per il traffico e la carenza di servizi, ad iniziare dai trasporti urbani fino all’illuminazione. “I residenti – conclude il presidente – lamentano proprio questo. Ai fini di tasse e imposte comunali, i contribuenti del quartiere Sacro Cuore pagano le stesse aliquote che pagano i cittadini che abitano in pieno centro storico. In effetti, paghiamo le tasse come se ci trovassimo in corso San Giorgio, ma non usufruiamo della stessa qualità di servizi”.