Giuseppe Lisciani, presidente onorario dell’Aimpa, e imprenditore di lungo corso (la sua è una delle aziende teramane con una”storia” pluridecennale), analizza la situazione economica della città e ne traccia un ritratto a tratti crudo, ma estremamente realistico: “Troppo facile dire
che è disastrosa, anche se Teramo ha conosciuto nel corso degli ultimi decenni cambiamenti positivi – esordisce -. Diverse industrie sono nate e prosperate. Teramo è diventata una città importante, nel centro sud, per la vivacità di iniziative industriali, per l’attenzione che ha saputo suscitare in passato nei mercati esteri. Attenzione che adesso però si sta spegnendo. E non è responsabilità specifica dei teramani. Dappertutto in Italia chiudono imprese e c’è da essere preoccupati non solo per Teramo “Di cosa avrebbero bisogno a suo avviso le imprese e gli imprenditori? “Di aiuti concreti, non necessariamente diretti alle singole imprese, non mi piace molto l’aiuto personalizzato, ma provvedimenti legislativi che la smettano di caricare di tasse le imprese e di asciugare i cittadini. Dare respiro, creare le condizioni dello sviluppo. Ora si vede solo una tendenza alla retrocessione”. Eppure Teramo ha conosciuto anche periodi “dorati”, come il boom della Val Vibrata negli anni ’90. Quando è iniziato il declino? “L’epoca d’oro teramana ha cominciato a finire quando è arrivata una tassa assurda e iniqua come l’Irap, per l’ignoranza di chi decide provvedimenti di vario genere, che ignora appunto le peculiarità di queste realtà. Nel caso della Vibrata, ad esempio, per un’impresa che possiede di positivo solo la manodopera e poche strutture tecnologiche avanzate, se si tassano le aziende sul numero di lavoratori che hanno, si scoraggiano le assunzioni e si toglie ossigeno all’impresa. Iniqua e forse incostituzionale”. Le associazioni di categoria, in che modo possono essere di aiuto, chiedere interventi risolutivi? “Confindustria, per la sua natura di comprendere appunto grandi realtà, non può tener conto delle esigenze delle piccole. Invece, adesso il mondo economico dovrebbe concentrarsi proprio sui piccoli soggetti produttivi, come insegna la ricerca scientifica, l’importanza della scoperta del microcosmo, e nessuno può spiegare e capire cos’è, meglio di chi vive la realtà di una determinata zona. Chi vive e fa impresa in un territorio deve essere accreditato di una maggiore capacità di analisi dello stesso, così che dalla conoscenza delle esigenze e delle risorse locali (soprattutto umane) il territorio ha più probabilità di crescere”. Come nasce il progetto Aimpa? “La teoria di base è l’idea dell’associazione locale, fortemente connotata sul territorio. Dal momento in cui il potere decisionale centrale si trasferisce alla periferia, il potere politico viene demandato alle istituzioni periferiche. I Comuni e le Regioni hanno poteri decisionali importanti e quindi, in teoria, più utili al territorio. Un’associazione locale, con una adesione significativa, troverebbe maggiori interlocutori, per presentare progetti adatti al territorio e alle sue dinamiche produttive, a cominciare dagli enti locali come la Regione. E di progetti ce ne sono davvero tanti: il turismo, non adeguatamente supportato, così come tanti altri aspetti peculiari della nostra provincia. I problemi più importanti rimangono sempre legati alle difficoltà di accesso al credito. Tra i servizi, che un’associazione locale come Aimpa può offrire, c’è soprattutto questo, la forza dei numeri, che consente di aprire canali maggiori per accedere ai finanziamenti. Una voce più forte può determinare la politica economica del territorio, assolutamente, fortemente”.