Mentre si aspetta rinnovamento e novità, tutto gira come sempre. Intanto, in Abruzzo e a Roma,la casta pensa già a comeprorogare il soggiorno, a nostrespese, nelle confortevoli stanzedel potere.
Chi ha detto che il cittadino non capisce niente di politica? Del teatrino che è davanti
agli occhi abbiamo sicuramente percepito quale sia l’obiettivo dei soliti assidui della politica: stanno vedendo come fare per ottenere da noi creduloni una proroga per i prossimi cinque anni che verranno. Fra rottamati e rottamatori è dura lasciare privilegi e prebende, come abbiamo visto in questi ultimi mesi emergere, con sempre maggiore abbondanza, dal pantano limaccioso del Palazzo. Il problema che maggiormente può riguardarci in questo duello tra sordi, che prima o poi troveranno un accordo sulla nostra pelle, è di conoscere il nome e la faccia dei vincitori. Sicuramente non saremo noi elettori e cittadini a vincere la battaglia, se il sistema politico italiano è quello che abbiamo visto in questi ultimi anni. Quando a prevalere sono state le caste, le consorterie, i trasformisti, le alleanze trasversali. Tutto ha avuto la sua parte, meno il consenso e il voto degli elettori, regolarmente traditi e non rispettati. Abbiamo parlato di “teatrino” non a caso. Come tanti Molière (che morì sulla scena, pur di non vedere abbassato il sipario) i nostri, una volta saliti a Palazzo (dal Comune a Montecitorio, dalla Regione al Senato), non riescono a fare a meno di occupare lo scranno. Come una droga, la politica diventa vizio irrinunciabile. Tanto che, partiti dai gradini più bassi, ciascuno si sente in diritto di salire sempre più in alto. Per meriti tutti da dimostrare. Già è cominciata, in questi giorni, tanto per restringere il campo alla nostra regione, la giostra degli “autocandidati” in vista delle elezioni del prossimo anno. Sempre i soliti, e tutti provenienti da un passato fatto di nulla. Almeno agli occhi di noi semplici cittadini, che tanta abilità non l’abbiamo mai vista e, soprattutto, non ne abbiamo ricavato vantaggi di alcun genere. Abbiamo solo pagato e subito. Mentre gli autoreferenziali si sentono tanto in regola e bravi (Regione, Provincia, Comuni, carrozzoni vari) che già scalpitano per ricevere il premio della carriera che continua. E nessuno si ferma. Nessuno rinuncia. Anzi, nessuno arretra di un centimetro. Come si fa poi a parlare di ricambio e di rinnovamento? Bene Veltroni, sembra altrettanto D’Alema (anche se minaccia “ritorsioni” all’insegna del “lei non sa chi sono io”). Aspettiamo con ansia i prossimi che si accodino. Dunque, vogliamo farla finita una volta pertutte con i furbetti? Vogliamo veramente sulla scena i meritevoli e i capaci? Chiudiamo in blocco, senza più fughe in avanti, con tutto un ceto politico-amministrativo fallimentare, privo ormai di ogni credibilità. Che il rinnovamento ci sia, aprendo porte e finestre alle novità. In periferia come al centro. In Parlamento come nei Comuni più piccoli.