Ciò che sto per dire sembrerà banale e scontato, ma credo rispecchi in pieno i desideri di molti italiani. Quello che mi aspetto dalla nostra politica, soprattutto nel momento storico che stiamo affrontando, è collaborazione, rispetto degli elettori, chiarezza e, ultima ma non meno importante, correttezza morale. Il politico non è altro che il portavoce del popolo e, proprio perché è quest’ultimo il solo ed ultimo fine di tutta l’attività politica, pretendo che i discorsi dei nostri rappresentanti al Governo siano comprensibili dalla totalità dell’elettorato e non infarciti come al solito di intricati giri di parole, termini pomposi e riferimenti a querelles personali con altri politici. Vorrei solamenteche la politica si occupasse di politica,di questioni aventi al centro il nostro interesse, quello del popolo. In Italia persiste la convinzione che un modo di fare, per il solo fatto che è stato costantemente tra mandato così per secoli e secoli, sia corretto a priori. Sbagliato. Non ci dimentichiamo che sono stati proprio gli antichi ad augurare (o forse augurarci, chissà) per primi tra guardi sempre più alti con la locuzione «Ad maiora». Perché, quindi, accettare passivamente tutto ciò che la tradizione ci ha trasmesso negli anni, come la condotta politica che ormai mal calza con la situazione attuale e non allungare lo sguardo verso nuovi orizzonti? Non è vero che le cose che funzionano e hanno successo sono per forza vecchie. Come il mondo dell’economia e dell’imprenditoria è guidato da menti ed idee giovani, così il settore politico dovrebbe accogliere voci fresche e nuove, sfatando il mito della classe politica come una casta chiusa e vecchiotta. Tuttavia, sinceramente, non mi sento ancora pronta per partecipare all’attività politica. Questo perché la politica, sin dall’etimologia della parola, racchiude in sé il concetto di arte, precisamente l’arte di governare gli Stati. Oggi si è portati ad entrare in politica sia per scopi di lucro e tornaconto personale, sia per una sorta di autocelebrazione di se stessi. Non si pensa mai a ciò che davvero significa essere un politico, alle speranze che gli elettori, al momento del voto, serbano verso la persona a cui stanno concedendo l’onore di farsi rappresentare al Governo. Diventare rappresentante del popolo è, allo stesso tempo, un onere e un privilegio e non tutti, purtroppo, ne sono all’altezza. Oggi però è necessario che i giovani “prendano in mano” il loro futuro, appropriandosi dell’azione e dettando le priorità nella politica. Bisogna farlo perché, dato che il futuro (che non è stato ancora stato scritto) è proprio il loro, hanno la possibilità di stravolgere la tradizione di cui è schiava l’Italia e dettare delle regole al passo con i tempi, che meglio si adattino alle nuove visioni politiche. L’unico modo per far sentire la propria voce e farsi rispettare è proporre al popolo ciò che manca alla politica di oggi, approcciarsi agli elettori in modo sincero e familiare, fare in modo che gli obiettivi degli eletti siano gli stessi di quelli auspicati dagli elettori. Ma qual è lo spazio a disposizione? L’Italia, storpiando il titolo di un celebre film, “non è un Paese per giovani”. In ogni campo, che sia la politica, l’istruzione, la sanità, a fare da padroni sono sempre loro, gente matura, per non dire in età da pensione, e con esperienza. Si ritiene, infatti, che i politici più saggi sono solo coloro i quali hanno maturato anni di lavoro e che hanno ricevuto un’istruzione d’élite in qualche università prestigiosa. Sono proprio loro, però, gli unici che, dall’alto della propria posizione, non potranno mai immedesimarsi nei problemi reali del popolo né ammetteranno mai la superiorità dei giovani. Sono i ragazzi, infatti, gli unici ad avere l’approccio più schietto e moderno possibile alla realtà, ad essere al passo con le tecniche più all’avanguardia, ad essere il futuro del nostro Paese. Credo che, per quanto la “vecchia guardia” si possa ingegnare a tagliare fuori dalla scena la voce dei ragazzi, questa prima o poi risuonerà fragorosa e si imporrà sulla quella ormai scontata e antica della sempiterna rappresentanza politica italiana.