L’ecografia dell’addome è la tipologia di esame di diagnostica per immagini in assoluto più richiesto, anche perché comprende una serie di organi parenchimali valutabili sia simultaneamente che separatamente come singoli esami (fegato, reni, milza, pancreas etc.). L’esame è di facile esecuzione senza particolari preparazioni
se si eccettua l’osservazione del digiuno e del carico idrico quando richiesto o si vuole valutare lo scavo pelvico. In alcuni casi, quando si presenta un marcato meteorismo intestinale, si può far precedere l’esame da una dieta priva di scorie e/o dall’assunzione di farmaci che prevengono o riducono la quantità di aria presente nell’intestino (ricordate che nel precedente numero si è detto che l’aria è il nemico numero uno dell’ecografia!). L’organo per eccellenza valutabile con l’ecografia è senza dubbio il fegato: la sua struttura è facilmente valutabile all’esame ecografico. Se ne possono studiare la grandezza, la morfologia, la struttura parenchimale (ecostruttura) e l’eventuale presenza di alterazioni focali. Le variazioni dimensionali del fegato sono quasi sempre associate a variazioni ecostrutturali. Il fegato aumentato di volume si associa ad aspetto eco strutturale iperecogeno della cosiddetta steatosi, indice di sovraccarico funzionale. Stadi successivi portano progressivamente ad una riduzione volumetrica, con aspetto ecostrutturale prevalentemente ipoecogeno, a configurare una epatopatia cronica, fino al quadro della conclamata cirrosi che presenta anche alterazioni dei profili epatici ed una asimmetrica presentazione morfologica con riduzione volumetrica dei segmenti lobari di destra ed un aumento volumetrico del caudato e del lobo sinistro. Le alterazioni focali sono facilmente rilevabili all’esame ecografico: la sensibilità è elevata, mentre a volte la specificità può risultare insufficiente dovendo ricorrere così all’utilizzo del mezzo di contrasto (mdc) endovena (CEUS) o a metodiche di secondo livello come la RM e/o la TC senza e con l’ausilio del mdc. Le lesioni focali più facilmente riscontrabili all’esame ecografico di base sono le formazioni cistiche, siano esse di origine displasica che di origine biliare, con contenuto anecogeno (privi di riflessione acustica) a margini sostanzialmente regolari. Esse possono presentarsi singole o multiple, da pochi millimetri a parecchi centimetri. Non necessitano di controlli con metodiche di secondo livello né monitoraggi successivi. Altra formazione spesso presente è l’angioma epatico: neoformazione di origine prevalentemente vascolare, del tutto benigna; anch’essa può presentarsi singola o multipla con dimensioni da pochi millimetri a centimetri. L’aspetto dell’angioma epatico è, nel più delle volte, caratteristicamente iperecogeno. A volte può presentarsi con eco struttura ipoecogena creando qualche difficoltà interpretativa. Al primo riscontro può essere utile, nei casi dubbi, associare un esame di secondo livello TC e/o RM ed un eventuale controllo evolutivo. Tra le formazioni benigne, ma che necessitano di controlli evolutivi e a volte diagnostiche superiori, troviamo le cisti di echinococco, gli adenomi epatici e le iperplasie nodulari focali. Tra le lesioni eteroplasiche aggressive vi sono i tumori primitivi del fegato (gliepatocarcinomi) e le lesioni secondarie. Tra gli organi che possono presentare lesioni secondarie epatiche più frequentemente annoveriamo la sfera gastrointestinale (stomaco, colon, pancreas, colecisti), la mammella ed il polmone. Quasi sempre facilmente diagnosticabili, soprattutto se siè già a conoscenza della patologia di base e se si presentano come lesioni multiple, presentano qualche difficoltà di diagnosi differenziale se sono lesioni singole (metastasi? lesione primitiva?). La TC e/ola RM possono dirimere il dubbio a volte con l’ausilio del prelievo bioptico.