La vicenda giudiziaria di V.D.G., imprenditore teramano, inizia nel 2005 quando si trova a subire un primo contenzioso giudiziario con la banca con la quale la sua azienda lavora. La sua impresa è una di quelle solide, storiche, con decine di dipendenti. Ma mentre l’economia reale inizia a declinare,
la finanza virtuale conosce il suo sviluppo. Le banche iniziano ad applicare una serie di comportamenti, a volte puramente arbitrari, come è emerso poi nel corso della vicenda giudiziaria, che lucrano soprattutto sui contratti con le imprese. Il nostro imprenditore si trova così ad accumulare un debito, sempre crescente, per interessi passivi, costi di gestione, scoperti di conto, che arriva a superare le centinaia di migliaia di euro. Inizia così per V.D.G. un calvario di ingiunzioni e pignoramenti che lo privano, praticamente, di tutto il suo patrimonio aziendale e perfino personale. “la cifra complessiva accumulatasi a seguito delle ingiunzioni di tre diverse banche – racconta l’imprenditore – superava il milione di euro”. Con l’assistenza legale dell’avv. Marco Maria Ferrari e del consulente tecnico dr Gennaro Baccile (presidente Onorario dell’associazione SOS Utenti) tuttavia, riesce a dimostrare l’infondatezza di tali pretese e ottenere addirittura un risarcimento. Da debitore a creditore. “la BNL dichiarava di vantare nei suoi confronti – spiega l’avv. Ferrari – crediti per 673.222, 82 euro, l’Istituto San Paolo Imi per circa 250.000 e una terza banca per altri 300.000. Questa sentenza, la n. 67 del 25/01/2013, del giudice deltribunale di Teramo, dr Vassallo, ha invece stabilito l’azzeramento totale del debito e la condanna, per le banche, a risarcire l’imprenditore, dichiarando la nullità dei contratti di conto corrente e disponendo la restituzione di interessi, commissioni, spese e scoperti di conto. In particolare la BNL è stata condannata a risarcire 117.101,48 euro più gli interessi legali e le spese processuali per un totale di circa 150.000 euro; La San Paolo IMI si è vista ridurre l’importo del suo credito da 250.000 a soli 8.000 euro, mentre il terzo istituto, con un accordo, si è trovato a dover restituire la somma di 40.000 euro. Il tribunale di Teramo, pur nel solco di altre decisioni, ha stabilito così un’ indirizzo in controtendenza con lo strapotere bancario, fin dal 2010, quando con una sentenza parziale, lo stesso giudice Vassallo aveva già stabilito la nullità dei contratti di quella fattispecie”. La rivincita di V.D.G. non ha però potuto impedire, negli anni, la perdita di gran parte del suo patrimonio personale e l’amarezza per le sofferenze che hanno accompagnato la sua battaglia, e che sono ricadute anche nella sua sfera familiare: “Nel corso della durata del procedimento, infatti, le banche avevano imposto e ottenuto pignoramenti e vendite all’asta di quasi tutto il patrimonio, sia personale che aziendale dell’imprenditore che la sentenza, seppur fondamentale, non è arrivata in tempo a salvare. Il sistema bancario ha rivelato una serie di demeriti – continua l’avv. Ferrari – fin dagli anni 80, quando ha iniziato a vessare un’intera classe imprenditoriale che si è ritrovata travolta da fallimenti. Aziende con centinaia di operai costrette a chiudere da una politica bancaria che applicava interessi, spese e clausole contrattuali senza alcun dovere di rendicontazione. Un’epoca in cui le banche si riservavano di comunicare il costo del denaro, in modo completamente arbitrario, esercitando un potere così forte da imporre nella finanziaria del 2010 un emendamento per la prescrizione di questi contenziosi da stabilire di volta in volta. Una norma già dichiarata incostituzionale e che oggi si arricchisce della sentenza del 25 gennaio scorso. Per tutti questi motivi – conclude l’avv. Ferrari – sempre con la preziosa consulenza del dr Baccile, adesso procederemo alla richiesta formale dei danni”.