In un ambiente economico dove la disoccupazione aumenta, la recessione alberga, si riscontra una continua perdita del potere di acquisto della moneta, il mancato o ritardato pagamento dei mutui per le famiglie medie diviene un fenomeno sempre crescente, per non evidenziare le grandi difficoltà che si hanno ad ottenere un mutuo. Il Piano Famiglie avviato dall’Abi in collaborazione con alcune associazioni dei consumatori nel febbraio 2010 e più volte prorogato (ad oggi fino a gennaio 2013) prevede la possibilità di sospendere il pagamento delle rate per almeno 12 mesi, alla scadenza dei quali si provvede a riprendere ad onorare il piano di ammortamento, si precisa però che lo stesso sarà aumentato degli interessi maturati anche per l’anno di sospensione. Queste misure hanno però valenza temporale, riescono a stabilire diffi coltà temporanee e non risolvere il problema alla fonte; il protrarsi della crisi economica sta facendo sì che tale situazioni divengano strutturali. Il Piano Famiglie è l’evento più evidente. Da dati della stampa di settore emerge che sono state circa 68.000 le famiglie che hanno ricorso allo stesso, e nel maggiore dei casi il titolare del mutuo aveva perso il posto di lavoro. Ad oggi per chi è riuscito a trovare un nuovo posto di lavoro la situazione risulta gestibile, ma niente si può nei confronti di chi non ci è riuscito. Il piano famiglie prevede però dei limiti, ossia ci sono casistiche tirate fuori dalla contrattazione. Per esempio, chi ha stipulato un mutuo di un importo superiore a 150.000,00, o ha un reddito annuo lordo oltre i 40.000,00 euro, ma soprattutto le agevolazioni tagliano fuori l’intera categoria dei lavoratori autonomi. In una società nella quale l’immobile di proprietà rappresenta la serenità, la famiglia, l’equilibrio, la certezza del futuro per sé e i propri figli è opportuno fare qualcosa in più. Sicuramente tutelare i principi della nostra società per poter ricominciare a credere nel futuro.