La sanità e il sociale sono valori.
Irrinunciabili, per il consigliere Idv Valdo Di Bonaventura (e non solo per lui): “Dalla cardiochirurgia alla neurochirurgia, solo per citarne alcune – esordisce – diversi sono stati i momenti in cui il nostro ospedale ha visto operare straordinari talenti medici. Il nostro modello sanitario pubblico è sempre stato un distinguo fondamentale tra le organizzazioni sanitarie sia europee che internazionali, perché in Italia anche le fasce deboli possono accedere a tutti i livelli di cura. Cosa che non succede in molti altri paesi cosiddetti civili, dove le cure più costose sono appannaggio solo delle classi agiate. Questo patrimonio della cultura del sociale ci appartiene profondamente e non può essere indebolito o smantellato, nemmeno in nome di una recessione e di una crisi che impongono continui tagli alle spese della pubblica amministrazione. Ci sono costi o spese che non possono essere eliminati, ma solo meglio organizzati, o potenziati”. Le battaglie politiche del consigliere Di Bonaventura hanno spesso riguardato la sanità teramana. Dal polo oncologico “che andrebbe supportato di ulteriore personale, mentre continua ad essere ulteriormente sottodimensionato. Sulla questione ho chiesto ripetutamente l’intervento della Commissione Sanità del Comune, così come ho spesso posto all’attenzione della commissione la questione del Servizio ADI, uno dei servizi erogati dalla asl che funziona bene e che rischia di essere esternalizzato, con l’incognita di stravolgere il servizio stesso”. Il ricorso al privato e la mobilità passiva sono due punti su cui Di Bonaventura richiama l’attenzione della dirigenza sanitaria teramana. “I livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti LEA, (disciplinati anche dalla direttiva 45/2010 della Regione nel programma operativo per il riassetto della struttura organizzativa della Sanità abruzzese) devono essere garantiti in modo congruo – continua –. Per questo è necessario che Teramo torni ad avere un dipartimento di oncologia in grado di assicurare la migliore assistenza sia ai malati che alle famiglie, dal punto di vista fisico e psicologico. Ragioniamo in termini di buoni o cattivi servizi ai malati, non in termini di preferenze nei confronti di questo o quel professionista. Perché ce ne sono stati anche molti, in questi anni, che hanno visto sminuite le loro competenze, per non parlare del sottodimensionamento dell’organico infermieristico che costringe queste persone a turni massacranti”. Gli interventi del consigliere Di Bonaventura sono stati diversi, dalla battaglia per la climatizzazione dei reparti, della scorsa estate, quando le temperature tropicali e gli anticicloni africani rendevano le stanze di degenza dei veri forni, aggiungendo disagi a chi viveva già situazioni critiche. Una petizione a sostegno della causa che in poco più di una settimana lo portò a radunare circa 1000 firme. Ma le critiche riguardano oggi, e ancora, le lunghe liste attesa, problema mai risolto, che incidono notevolmente sui costi della mobilità passiva: “Non basta citare i risparmi ottenuti sulla pelle dei malati, la Regione deve rispettare il diritto alla salute, magari applicando proprio quanto stabilito nel programma operativo 2010, che prevedeva la permanenza e non la soppressione di tre dipartimenti – insiste-, perché i conti ancora non tornano”. Insomma, il quadro non è propriamente tranquillizzante, e non abbiamo ancora parlato del Pronto Soccorso, altro punto dolente. Ma l’azione dell’Idv spazia anche fuori dall’ospedale. Vivace la polemica sui famigerati “birilli” che delimitavano i parcheggi, e che sono stati rimossi a furor di popolo. “Il parcheggio a pagamento deve essere un’ulteriore opportunità, non un obbligo o un’altra vessazione fi scale per il cittadino” – precisa Di Bonaventura. Ma c’è qualcosa di positivo in tutto questo? “Certo che c’è – conclude il consigliere –. Per esempio, l’ospedale di Sant’Omero, che da qualche tempo fa registrare un’inversione di tendenza nei flussi di migrazione sanitaria. E poi ci sono le persone, gli operatori, dai medici agli infermieri, a tutti coloro che giorno per giorno, nonostante tutto, continuano a fare il loro lavoro, pur nelle difficoltà, permettendo le cure, le assistenze e le prestazioni di cui tutti abbiamo bisogno”.