In questi giorni il mondo universitario ha assistito ad un vero e proprio colpo di mano da parte del Governo (dimissionario) Monti, in special modo nella figura del Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Sì, perchè il Ministro ha deciso di presentare un decreto legislativo, n° 68 del 2012, attuativo della
Legge 240\2010, meglio conosciuta come Legge Gelmini, non solo a poche settimane dal voto e in fretta e furia, tentando di evitare alcuni passaggi cardine dell’iter ma, da un contenuto fortemente discriminante. Il testo del DM, infatti, prevede una radicale riforma del diritto allo studio, “divide” l’Italia in tre aree geografiche, Nord – Centro – Sud e, a seconda dell’area di riferimento le soglie Isee, ovvero il tetto che specifica entro quale reddito si possa richiedere la borsa di studio, sono diverse: piu’ alta al nord, piu’ bassa al sud. Oltre a ciò si prevede anche una fascia di età per accedere alla borsa di studio, l’innalzamento dei crediti formativi per accedere alla borsa di studio e l’eliminazione dei bonus, l’abbassamento delle quote delle borse di studio. Fortemente penalizzata risulterebbe la nostra Regione, poichè l’Abruzzo e, i suoi atenei, diverrebbero meno appetibili rispetto agli atenei presenti nelle limitrofe regioni “del nord” in quanto sarebbe piu’ facile poter accedere alle borse di studio. Le nostre proteste e, quelle di migliaia di studenti in tutta la Penisola, hanno permesso un primo stop all’approvazione di tale decreto, in quanto, la Conferenza Stato – Regioni, che si sarebbe dovuta pronunciare su questo dettato normativo il 07 febbraio ha rimandato la discussione e la votazione al 21 febbraio, dandone però già una valutazione negativa. Nella prossima Conferenza si avrà un testo, però, leggermente modificato poichè verrebbero eliminate le tre fasce economiche prestabilite consentendo alle singole regioni di stabilire la soglia isee tra un minimo di 15.512,50 euro e un massimo di 20.987,50 euro. Fino al tale data gli studenti continueranno a mobilitarsi affinchè il decreto venga bocciato e quindi definitivamente respinto. E’ impensabile una riforma del Diritto allo studio che penalizzi cosi fortemente gli studenti che hanno invece maggior bisogno di sostentamento per poter accedere ai piu’ alti gradi dello studio. Questo decreto viola, di fatto, l’articolo 34 della nostra Costituzione. Noi terremo duro e siamo certi di riuscire a vincere anche questa battaglia. Poter studiare è un nostro diritto e non abbiamo alcuna intenzione di farcelo portare via.