Maccherone, tu m’hai provocato e io me te magno!” con questa celebre frase l’Albertone nazionale di “Un americano a Roma” si rivolgeva, quasi a mo’ di sfida, al piatto di pasta che aveva davanti: espressione indelebilmente fissata nelle nostre memorie, senza dubbio simbolo di un’italianità con cui, nel
bene o nel male, siamo conosciuti all’estero. Ed è proprio sulle abitudini alimentari che un sondaggio online di Coldiretti evidenzia come stiano mutando le abitudini degli italiani a tavola, non dovute a scelte personali, ma in particolar modo legate alla crisi, che permette sempre meno “lussi”. Interessante è lo studio effettuato da Ismea-Gfk-Eurisko da cui emerge che in Italia nel 2012, in controtendenza rispetto al calo generalizzato degli alimenti, sia aumentato, e di molto, il consumo di pasta. Coldiretti conferma il dato parlando di un 32% di italiani che a pranzo è solito mangiare solo un piatto di pasta. In Italia sono stati consumati ben 1.5 milioni di tonnellate di pasta, un alimento che riempie e costa poco, perfetto quindi per fronteggiare la crisi economica in atto. Per ridurre i costi, inoltre, crescono anche i gruppi d’acquisto e le persone che si riforniscono direttamente dal produttore, tagliando così i costi della catena della distribuzione. Ma tralasciamo per un attimo i dati e diamo voce a coloro che vivono questa situazione in prima persona, gente comune, persone che ci raccontano la loro diretta esperienza nella vita quotidiana. Giuliana, casalinga e madre, ci spiega come si preferisca in questi tempi acquistare i prodotti essenziali- carne, frutta, verdura, pesce – stando attenti a inutili sprechi e approfittando delle offerte proposte dai supermercati. Cristina, anziana signora del pescarese, afferma di rivolgersi più frequentemente al mercato e all’ortolano di fiducia, fornitore di frutta e verdura fresca ad un prezzo molto conveniente, puntando così su un ottimo rapporto qualità-prezzo. Ma la crisi è un’arma a doppio taglio: colpisce commercianti e consumatori allo stesso tempo. Roberto, gestore di un minimarket, confessa che la situazione è dura anche per i piccoli imprenditori: se una volta ci si affidava molto spesso al piccolo negozio di alimentari – il quale rappresentava la risposta rapida ed economica al grande supermercato – ora il numero di clienti è sceso drasticamente anche qui, causa l’aumento dei prezzi necessariamente stabilito dai proprietari per mantenere un piccolo negozio a conduzione familiare. È un cane che si morde la coda, verrebbe da dire. E in occasione delle festività pasquali? In molti confermano la rinuncia agli “extra” tipici di ogni tavolata in famiglia, preferendo i classici uova e agnello a cioccolato e colombe, altri al contempo non intimoriti dai dati finanziari, da spread, bot, btp e diavolerie varie, almeno nel giorno di festa, si regaleranno comunque un pranzo coi fiocchi. Che sia questo l’epilogo della nostra tradizione culinaria? Che si tratti di un addio ai rinomati piatti italiani? Al momento non lo sappiamo, ma sicuramente quel buongustaio di Sordi non avrebbe apprezzato.