Domenico De Masi – MASSIMI SISTEMI MASSIMI PROBLEMI

domenico_de_masiPrimaPagina edizione Maggio, 2013 n. 36

Prof. Domenico De Masiprofessore di Sociologia Università “La Sapienza” di Roma.

MASSIMI SISTEMI MASSIMI PROBLEMI

Il vero nodo di questa crisi è che tutte le letture sono di tipo economico. Come se, davanti a un malato, il medico lo curasse solo in base alle analisi del sangue,

per sempio e non anche delle urine ecc. Ma questa crisi non è solo economica. E’ un’evoluzione globale del mondo, che sta passando dalla fase industriale ad una fase post industriale. L’ errore, gravissimo, sta proprio nel rilevarlo solo dal punto di vista economico, con una presa di potere interpretativo degli economisti che non corrisponde agli strumenti concettuali che l’economia da sola fornisce. I correttivi non possono essere solo economici. Non si può uscire da questa situazione con un ottica di sola economia, occorre anche un’ottica sociologica, psicologica, antropologica, religiosa ecc. I “dieci saggi” chiamati da Napolitano a indicare delle linee guida per superare lo stallo politico, erano più o meno una copia gli uni degli altri; una serie di economisti che vedevan l’economia da punti di vista diversi, con uno spruzzo di costituzionalismo. In realtà siamo di fronte a un passaggio cruciale per l’intera società occidentale, che cambia tutti i parametri a cui eravamo abituati. La società ndustriale è basata sulla produzione di beni materiali: auto , frigo, vestiti ecc. La società post industriale, mentre continua a produrre beni materiali, va sempre più verso la produzione di beni immateriali, servizi, informazioni, simboli, estetica. La società industriale andava avanti per economia di scala, cercando di ingrandire sempre più i sistemi: grandi fabbriche , grandi agazzini, grandi trasporti. Le moderne tecnologie del sistema post industriale, come l’informatica, consentono di interconnettere, invece, anche piccole unità, pensiamo a facebook, a twitter e senza andare troppo nel cyberspazio, il “semplice” telefono. Alcuni valori cominciano a cambiare e a dettare parametri diversi: meno esecutività, maggiore creatività; non solo pratica, ma anche l’estetica, non solo l’uomo, ma anche la donna, non solo il qui e ora, ma anche il destrutturato e il decentrato, non solo la qualità del lavoro ma anche la qualità della vita. Sono trasformazioni epocali che vanno affrontate in modo epocale e così i problemi, che consistono non tanto nel produrre quanto nel distribuire o (meglio ancora) ridistribuire e ristabilire equilibrio. Adesso le cose non stanno proprio così. A cominciare dal lavoro: chi ne ha troppo e chi ne ha poco. E così pure la ricchezza, il potere, il sapere, le opportunità, le tutele: tutte cose che vedono una parte di umanità averne in quantità e una parte non averne affatto. Tornando all’esempio del malato che ha molti tipi di malattie e come tale, va curato da molti lati, questa malattia ha molte cause e quindi necessita di molti rimedi. A cominciare, inderogabilmente, dalla scuola. La scuola è fondamentale. La conoscenza, la ricerca, lo sviluppo della cultura sono strumenti essenziali per capire i ambiamenti e attuare nuove azioni. Non tutte le aziende falliscono perché non vengono pagate dagli enti pubblici, molte falliscono perché le loro strategie sono sbagliate o non più adatte.