Lino Silvino, esterna la sua amarezza nei confronti della stampa e per chi oggi, ricopre incarichi da lui svolti in passato, e vanta risultati altrui. Uomo politico della storica Dc, da sempre attivo in politica e non solo, ha ricoperto ruoli di primaria importanza, non ultimo come commissario e presidente dell’Ater. Di recente, lei è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria.
Cosa ha da dire in proposito? Sono convinto che siano attacchi mirati. Nonostante la mia lunga militanza sia in campo amministrativo che politico, numerosi sono i tentativi di coinvolgermi in scandali e situazioni scabrose. Alla fine sono sempre scagionato. Ho cercato di agire sempre con la massima trasparenza e nella legalità. Purtroppo, a volte le persone inventano cose per cercare di screditarmi davanti all’opinione pubblica. Fino ad oggi, non ci sono riusciti. Dopo 40 anni di politica e amministrazione ho ancora un vasto seguito sia a livello comunale che provinciale, e probabilmente questi personaggi, ne sono infastiditi. Riguardo l’ultima vicenda alla stampa sono state date versioni di comodo, e non sono stati raccontati i fatti così come si sono svolti. Si parla di Silvino/Marcozzi, amici/politici. Marcozzi è un mio amico, non lo nascondo. Quando però sono stato ad amministrare sia al Comune che all’Ater, l’ho fatto con trasparenza. C’era all’epoca la necessità di un altro ingegnere all’Ater, Marcozzi fece domanda di mobilità, il comune di Teramo diede il nulla osta e noi lo prendemmo all’ente. Successivamente nello stilare la pianta organica dell’Ater, decidemmo di fare due settori, uno che riguardava la programmazione, e l’altro costruzioni e manutenzioni. C’erano due dirigenti e 5 geometri, di cui poi due sono andati in pensione. Tant’è che avevo fatto un bando per sostituire i tecnici andati in pensione. Furono presentate le domande, ma l’amministrazione che si è insediata dopo di me, non ritenne di mandare avanti i concorsi. Fatta la pianta organica con delibera del cdA, con parere favorevole del dirigente amministrativo, del direttore, del cdA, dove erano rappresentati anche altri partiti, abbiamo dato l’incarico di dirigenti a due interni: Marcozzi per il nuovo settore e alla Di Stefano per la ragioneria. Successivamente siamo stati obbligati ad applicare il contratto privatistico delle Federcasa, il quale prevedeva una norma che imponeva una ricognizione del personale, e successivo inquadramento non con la qualifica di appartenenza, ma per la qualifica per cui svolgevano mansioni da almeno 3 mesi. Nel riorganizzare il personale, individuammo delle persone che da periodo prolungato svolgevano mansioni di molto superiori, documentate da delibere del cdA e ordini di servizio. Nella delibera di inquadramento del personale in argomento, non era presente solo Marcozzi, ma almeno altri 5 dipendenti. A questo punto io sono uscito dall’Atere si è insediato per 5 anni il cdA presieduto da Di Luca, attualmente consigliere regionale, continuando ad adottare atti consequenziali a quelli posti in essere in precedenza, legittimando di fatto l’operato pregresso. Adesso, con l’insediamento del nuovo commissario, è stata revocata a Marcozzi la qualifi ca di dirigente riportandola a funzionario, forse per questioni politiche. Il dubbio è: se esiste una delibera in cui sono deliberati inquadramenti professionali a categoria superiore per 5 persone, perché se ne impugna una soltanto? Bisognerebbe revocare in toto la delibera e riportare tutti alla qualifica antecedente. Non ha senso – continua Silvino – contestare un solo dipendenteSono invece opportune promozioni senza consultazioni di sindacati e ad personam? Io non ho mai operato in questo senso e non si riuscirà ad attribuire a me comportamenti che non ho mai posto in essere. Confi do nella Magistratura, sono tranquillo. Un’altra cosa però mi domando – precisa – Il mio rinvio a giudizio è stato richiesto dal magistrato a giugno e si deciderà il 9 novembre 2012. Perché la notizia è stata riportata dai giornali dopo 5 mesi? Pubblicata come una bomba ad orologeria il sabato a ridosso di una conferenza stampa tenuta da Paolo Albi che attaccava Brucchi per le nomine negli assessorati tecnici? Perché è a conoscenza di tutti che dopo il rimpasto, oltre ai due tecnici già presenti è stato nominato un altro tecnico all’assessorato all’Urbanistica. Pare nessuno sia convinto del fatto che costoro, che volendo, potrebbero avere altre deleghe, non prestino la loro professione nel comune di Teramo. Coincidenza vuole che il sabato è uscita la tardiva notizia della mia richiesta di rinvio a giudizio e la domenica l’articolo sull’attacco all’amministrazione Brucchi. Quando mi sono insediato all’Ater trovai una situazione economicamente disastrosa. Mi rivolsi anche a Chiodi, all’epoca non ancora sindaco, per chiedere la sua consulenza per ripianare i conti. Nel primo anno pareggiamo il bilancio, e successivamente abbiamo sempre chiuso in attivo. Adesso sento che quest’anno è il primo in cui il bilancio viene chiuso in attivo. Non è vero. Il presidente Chiodi può confermare. Non ho mai fatto politica con le querele, penso che si debba dimostrare quanto si vale con i fatti”. Come vede la situazione politica nel Comune di Teramo e in provincia? Domanda imbarazzante. Io la vedo molto male. Sono dell’avviso che un’ amministrazione, nei momenti di crisi, come quello attuale, debba preoccuparsi di portare a termine i lavori già iniziati. Inutili i proclami quando poi le opere restano per anni. Necessita curare tante piccole cose che però per il cittadino sono importanti, ad esempio sistemare le strade. Sembra banale, ma non lo è. Le persone si imbattono magari quotidianamente, inciampando nelle buche, e non hanno nessun interesse nelle opere faraoniche. Noto uno scontento sia per quanto concerne il Comune che la Provincia, da parte dei cittadini, oltre che dei dipendenti. Anche nel recente rimpasto non rilevo il salto di qualità che necessitava”. I partiti trovano sempre nuove aggregazioni cambiando nomi e simboli, ma i volti di coloro che li rappresentano, alla fine, sono sempre gli stessi, anche a livello locale. Non è per anche per questo che la politica è sempre più lontana dalla gente? “La politica è peggiorata. Una volta si discuteva all’interno dei partiti, ma poi si trovava un’intesa. Oggi non esiste più senso di appartenenza, un singolo consigliere magari mette in discussione tutto, bloccando l’operatività, magari anteponendo interessi personali alla linea della maggioranza. Quello che accade a livello nazionale si rispecchia a livello locale. Tutti scimmiottano il ‘berlusconismo’. I politici non si avvicinano più alla gente, bisognerebbe tornare al rapporto diretto e alla conquista del consenso attraverso rapporti diretti con l’elettore. Il politico, come il medico, deve ascoltare il cittadino, facendo quello che si possono fare, e avendo invece il coraggio di dire cosa non è possibile attuare. Prima di ogni cosa non bisogna tradire la fiducia degli elettori, rimanendo se stessi senza prendere in giro le persone con false promesse. La correttezza paga”.