*Teklemariam: “Non c’è differenza…lì sulla terra ferma, là nell’acqua …morire sulla terra o morire nell’acqua è la stessa cosa. Quando vai in viaggio se non ce l’hai fatta si dice è morto nell’acqua invece sulla terra ferma nessuno sa chi ti ha ucciso…se tu anche non sei morto e volevi uscire fuori da casa ti chiedono soldi e minacciano. Questa non è una vita, non posso tornare ..non c’era alcuna scelta, per forza dovevo rischiare, per questo il viaggio non ti fa paura, nessuno ha paura di provare il mare, tutti hanno il desiderio di uscire dalla Libia, nessuno ha paura del mare, la cosa peggiore è vivere in Libia, perché vivere con i libici vuol dire vivere in un incubo[…] 80 persone in piedi. Avevamo perso lucidità . Nel pomeriggio non ce la facevamo più …non avevamo proprio posto, ma siamo andati avanti… Alla sera è cambiato anche il tempo e il mare si è ingrossato, le persone urlavano e tutti erano disperati perché il gommone era quasi sgonfio, era piatto. Allora abbiamo deciso di tornare indietro a una luce che avevamo lasciato circa 5 ore alle spalle…le persone non ce la facevano più , alcuni oltre alla consapevolezza avevano perso coscienza. Dall’una di notte abbiamo viaggiato fino alle 7 di mattina per arrivare a quella luce.. era sgonfio, non avevamo forze, c’erano le onde… noi abbiamo tenuto la parte sgonfi a in mano perchè se l’avessimo lasciata saremmo affondati e con tanta fatica siamo arrivati alle navi vicino alla piattaforma e abbiamo chiesto aiuto.. nessuno ci ha dato aiuto per circa due ore, non volevano”.
*John: “Ho deciso di partire via mare perché ogni giorno senti gli spari…non vivono tranquilli neanche gli stessi libici. Ho deciso perché non sai chi ti ucciderà , non capisci neanche da dove vengano gli spari..meglio provare..se arrivo meglio, se non arrivo meglio rimanere nell’acqua che stare in Libia”.
*Goytom: “Alla fi ne quando uno arriva in Europa… non l’aspettavo così , io ho rinunciato a un visto per gli Emirati Arabi da Sudan e sono venuto qui. L’Europa è diversa da come la si immagina. Avevo già concluso tutta la procedura per gli Emirati Arabi, adesso io inizio a fare una campagna a tutte le persone familiari per non farli venire. Veramente mi sono pentito e alcune volte domando a me stesso.. perché ho rischiato la mia vita? Per avere questo? Non dovete provare pensando che siamo arrivati qui, non provate questo viaggio, non pensate che l’Europa sia meglio dei Paesi arabi. Siamo qui in un campo e non stiamo mangiando, stiamo senza tetto, in mezzo a una strada, scrivo così per scoraggiarli…gli sto dicendo a tutti quelli che stanno in Sudan di non provare questa strada, di non venire in Libia. Consiglio a tutti di imparare da noi, siamo in Italia, abbiamo fatto foto-segnalamento e stiamo in mezzo a una strada… Adesso abbiamo paura per ciò che succederà dopo il documento”.