TRA IMPEGNO NELLA CONSERVAZIONE E SVILUPPO
Istituito nel 1995, nell’alveo della Legge Quadro 394 sulle aree protette, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, terzo in Italia per estensione, è, a tutt’oggi, una delle aree realtà nazionali più dinamiche ed attive, sia sul fronte della conservazione della natura sia per quanto
attiene allo sviluppo sul proprio territorio di attività economiche sostenibili.
L’impegno per la conservazione della natura.
L’impegno per la protezione dell’ambiente ha visto il Parco attuare negli anni interventi complessi e articolato per mantenimento e il ripristino (con reintroduzioni mirate) dell’ecosistema appenninico. Un’eccezionale capacità di attrarre economie su progetti di conservazione finanziati dalla Commissione Europea “Life” ha permesso la realizzazione di nove progetti dal 1998 ad oggi e tra questi i due storici dedicati al Camoscio appenninico che è arrivata a contare oggi circa 500 individui. In corso di realizzazione altri 7 progetti Life tra i quali c’è “Ex – Tra, in via di conclusione con la partecipazione di operatori agro-zootecnici e il progetto “Praterie”, appena partito con l’obiettivo della salvaguardia di Campo Imperatore e delle altre praterie in quota tramite l’incoraggiamento di pratiche di pascolo adeguate, l’oculata gestione delle infrastrutture ricettive ed il controllo dei flussi turistici. Successi nel campo della conservazione della Flora, con la collaborazione del Centro di Ricerche Floristiche dell’Appenninico Museo del Fiore e dell’Orto Botanico, un polo di assoluta eccellenza a livello nazionale.
L’impegno per lo sviluppo e la promozione territoriale.
La ricerca di un modello di sviluppo che potesse adattarsi ad un territorio di grande vastità e complessità paesaggistica ha portato alla scelta di articolare il Parco in undici distretti ambientali turistico-culturali, per il recupero urbanistico dei centri storici, la difesa e la riqualificazione dei territori, l’infrastrutturazione e la diffusione culturale dei valori della sostenibilità ambientale attraverso una rete capillare di Centri visita, Punti informativi, Musei ed Ecomusei, è senz’altro oggi il grande progetto del Parco faunistico del Gran Sasso d’Italia, che vedrà la realizzazione di due aree faunistiche: una nel versante teramano del massiccio, l’altra nel versante aquilano con percorsi naturalistici, agroalimentari e storico – religiosi. Una promozione turistica sostenibile, per il miglioramento dell’attrattività dei centri montani,con l’obiettivo di mobilitare e sostenere le economie locali e l’occupazione, in specie, dei giovani.
I grandi progetti nel campo Agroalimentare.
La qualità delle produzioni è intimamente connessa con la qualità ambientale e l’appartenenza culturale alla terra del Parco costituisce il valore aggiunto di quanto viene prodotto in area protetta, e rappresentano i principi guida della politica agroalimentare del Parco. In questo ambito, tra i progetti di maggior successo la creazione di Reti di agricoltori custodi di antiche varietà colturali e, tra queste, la riscoperta e il rilancio della “Patata turchesa” oggi “fiore all’occhiello” di tanti ristoranti di qualità. Inoltre, va senz’altro citato il progetto “Pecunia”, che ha condotto alla creazione di una filiera per la valorizzazione delle lane prodotte in area protetta. problematiche, Ultimo esempio dell’impegno dell’Ente a gestire l’eccessiva presenza di cinghiali, è stata la nascita di un Consorzio per la creazione di una filiera corta per la lavorazione delle carni di cinghiale, progetto condiviso da comune, allevatori, associazioni di categoria.
Di cruciale importanza, il progetto del Marchio per i prodotti agroalimentari quale incentivo e sostegno alla piena realizzazione del Sistema di valorizzazione dei Prodotti Agroalimentari di qualità del Parco.
La governance partecipata.
l’Ente Parco ha abbracciato con successo un modello di gestione partecipata di alcune problematiche cruciali, in particolare le relazioni con gli allevatori e gli agricoltori in relazione alla presenza e alle attese di conservazione della fauna selvatica. Tra i prodotti di maggior significato la redazione partecipata del vigente Regolamento per gli indennizzi al patrimonio zootecnico per i danni causati dalla fauna selvatica, emblematico punto di incontro tra le attese degli imprenditori del settore zootecnico e ciò che il Parco può fare in applicazione delle Legge 394.
Le tecniche del processo partecipativo sono alla base della concertazione, appena avviata, per la redazione di un Piano di Pascolo armonizzato e condiviso da tutti i portatori d’interesse dell’area di campo Imperatore, come previsto dal progetto Life “Praterie”.
di Mira Carpineta