Il Senatore e Premio Nobel, guida d’eccezione alla visita dei laboratori sotterranei di fisica nucleare.
Rischi e prospettive per il futuro dell’INFN.
I laboratori del Gran Sasso rappresentano un importante primato non solo per l’Abruzzo, ma per tutto il mondo scientifico italiano. Le ricerche e le scoperte che si sono avute
in questi circa 30 anni di attività ne hanno fatto un polo scientifico internazionale di grande rilievo. Nonostante i successi, tuttavia, la pesante scure della crisi ha ridotto le risorse economiche necessarie a coltivarne l’eccellenza con il rischio di perdere la leadership conquistata nel campo della fisica delle particelle. “I tagli lineari a cui viene sottoposta la cultura in generale e la ricerca in particolare sono estremamente dannosi” – così esordisce il Prof. Carlo Rubbia, Premio Nobel e Senatore della Repubblica, che insieme ad altri illustri scienziati italiani, come Antonino Zichichi, hanno fortemente voluto e partecipato alla realizzazione del progetto scientifico dei Laboratori. E’ uno vero e proprio sfogo, accorato e vibrante quello del grande scienziato, che paventa la “concorrenza” di nuovi laboratori in costruzione in quei Paesi che oggi, invece, con le loro ricerche vivono e investono risorse economiche nel INFN del Gran Sasso. “Quando Canada, Giappone o Corea avranno i loro laboratori sotterranei, perché dovrebbero continuare a venire qui? Questa struttura si è conquistata una leadership internazionale per due importanti fattori: il sito, unico al mondo per le sue caratteristiche fisiche e l’equipment, ovvero l’eccellenza dei ricercatori. Ebbene questi fattori vanno valorizzati con l’investimento di risorse adeguate, da destinare a progetti meritevoli di sviluppo e non penalizzate da riduzioni indiscriminate. I tagli, se proprio necessari devono essere più selettivi e riguardare quelle strutture meno produttive in termini di progetti e di risultati scientifici”. Quanta responsabilità hanno la politica e la capacità dei decisori in questo? “Ne hanno tantissima! – risponde con veemenza il Prof. Rubbia – se non si investe su questi valori sarà la fine di un’epoca. La maggior parte delle ricerche è svolta da Paesi stranieri che se non troveranno più l’eccellenza resteranno a casa loro. Con la conseguenza di perdere ulteriori risorse economiche”. Pessimista il Professore? “Non pessimista, realista. I decisori sanno benissimo che questo pericolo esiste, come sanno che è loro la responsabilità di scongiurarlo”.Dichiarazioni forti che si aggiungono a quelle rivolte alla platea dei partecipanti alla giornata inaugurale del Gran Sasso Science Institute, del 14 novembre scorso, dove alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, Zanonato, ha tenuto una emozionante “lectio magistralis” in cui ha ricordato che “La scienza continuerà ad avere il suo ruolo essenziale per un futuro migliore dell’umanità: ma gli scienziati devono essere preparati a interagire in modo più costruttivo con la società , non solo come scienziati, ma anche come cittadini pienamente coinvolti nelle sue problematiche” . Con un monito sull’importanza dell’etica, ad evitare le distorsioni e le aberrazioni di un errato concetto di ricerca, e un insistente richiamo alla necessità di investire nella ricerca utile, meritevole: “importanti i meccanismi di scelta nei finanziamenti, che sviluppino la competitività o “premiando” i migliori. Le dure leggi del mercato farebbero il più gran bene alla ricerca italiana. Il sollecitare oggi una crescita degli investimenti potrebbe sembrare velleitario, suicida o coraggioso. Eppure la maggioranza dei Paesi avanzati stanno gonfiando la loro linea “ricerca e formazione” con un vasto piano di rivitalizzazione della ricerca scientifica. Su questi concetti sarebbe opportuno oggi un dibattito pubblico , in cui chiedere a tutti in che modo siano disposti a sostenere un consistente ruolo intellettuale, tecnologico e culturale del nostro Paese allʼinterno dellʼEuropa e del mondo?”