Anche per il terremoto che colpi’ l’Emilia Romagna, la mobilitazione degli italiani è stata come sempre encomiabile. Anche in quel caso milioni di euro furono raccolti via sms(15 milioni di euro) “L’Emilia Romagna non adotterà il sistema del microcredito, i soldi degli sms dati in garanzia per fare prestiti, come accaduto per L’Aquila”- dichiarava il commissario Vasco Errani assicurando che i fondi raccolti attraverso le donazioni sarebbero stati interamente devoluti alla ricostruzione delle città colpite dal terremoto- “Ai Comuni, che li utilizzeranno per le case, per le aziende, per i negozi. Non saranno, insomma, spesi per garantire i prestiti a tasso agevolato concessi dalle banche alle popolazioni terremotate”. Ma il piano di distribuzione ideato all’insegna della totale trasparenza e della tracciatura dei movimenti bancari si è tradotto in un rallentamento delle disponibilità e la lentezza delle erogazioni. E mentre i sindaci continuano a indebitarsi per far fronte alle necessità più impellenti, la Protezione Civile dichiara senza sbilanciarsi di non sapere “quanto ci vorrà affi nchè i fondi siano effettivamente disponibili” e che parte del denaro, quello proveniente dalla telefonia mobile, è stato versato nelle casse della Banca d’Italia. Perché per poter distribuire le risorse, i presidenti delle regioni coinvolte devono presentare al comitato dei garanti appositamente nominato, quei progetti per la ricostruzione per i quali il numero telefonico è stato istituito. “Ma a oggi ancora nessuno ha presentato nulla. Quindi, anche qualora i fondi dovessero tempestivamente raggiungere le casse della Protezione civile, e si dovesse stabilire la ripartizione fra i territori interessati, questi rimarrebbero fermi, in attesa che il comitato possa vagliare i progetti da attuare per ricostruire ciò che il terremoto in pochi attimi ha distrutto.”- si legge nella ricostruzione dell’inchiesta de IL FATTO QUOTIDIANO.