Il mondo scientifico: i ricercatori sostengono “che il metodo di preparazione delle cellule staminali di Vannoni” si baserebbe “su dati difettosi”. L’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti ha dato un parere negativo ‘pre-finale’ al brevetto di Vannoni, che consente la ripresentazione del dossier, anche se Vannoni non l’ha ancora ripresentato. Nel rigettosi nota che nell’applicazione non erano inclusi dettagli sufficienti sulla metodologia, che la differenziazione “delle cellule del midollo osseo in cellule nervose “è improbabile che si verifichi durante il tempo di incubazione molto breve descritto, e che la comparsa di cellule simil-nervose nella colturarischia di riflettere cambiamenti citotossici. Il blocco delle sperimentazioni è arrivato dopo una serie di stroncature a livello internazionale. Tra le voci critiche , anche quella di Shinya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012 e presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr): “In letteratura scientifica non c’èuna chiara evidenza che le staminali mesenchimali abbiano una qualche capacità di migliorare condizioni di tipo neurologico, né esiste un’evidenza convincente, ottenuta in trial clinici, che questo tipo di cellule possa offrire benefici a pazienti neurologici”. Nature: documentazione fallace: “la terapia prevede l’estrazione di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro, e poi l’infusione negli stessi pazienti. Vannoni ha ripetutamente evitato di rivelare i dettagli del suo metodo al di là di quelli disponibili nella sua domanda di brevetto, che ha indicato come completata”. La rivista scientifica Nature ha scoperto in maniera indipendente che “una microfotografia chiave presente in questa domanda di brevetto, raffigurante due cellule nervose che sembrano apparentemente differenziate dalle cellule stromali del midollo osseo, non è originale”. Un esperto di cellule staminali contattato da Nature afferma che “la microfotografia mostrata nella figura 3 del brevetto di Vannoni è identica a quello della figura 2b di un documento di ricerca pubblicato nel 2003 da un team russo eucraino”. “Elena Schegelskaya, biologo molecolare della Kharkov National Medical University e coautore del documento del 2003 – si legge nell’articolo on line – ha confermato a Nature che la fotografia” in questione “è stata prodotta dalla sua squadra. Lo studio della Schegelskaya puntava anch’esso a dimostrare la differenziazione di cellule del midollo osseo in cellule nervose. Ma mentre il metodo Vannoni dice che la trasformazione avviene incubando la coltura di cellule di midollo osseo per due ore in una soluzione a 18 micromolari di acido retinoico dissolto in etanolo, lo studio di Schegelskaya impiega soluzione di acido retinoico con solo un decimo di quella concentrazione e mette in incubazione le cellule per diversi giorni. Quindi – evidenzia l’articolo – immagini identiche rappresentano due differenti condizioni sperimentali. Schegelskaya sottolinea anche che la figura 4, una micrografia in bianco e nero, è identica a un’immagine a colori da lei pubblicata nel 2006 sull’Ukrainian Neurosurgical Journal”. Insomma secondo la rivista il metodo, su cui si sono basate decine di famiglie che hanno manifestato anche in piazza perché i figli potessero accedere a terapie che sembrano migliorare le condizioni, sarebbe basato su un falso o quasi. Elena cattaneo ricercatrice e senatrice: “la Commissione Sanità ha preso l’iniziativa di un’indagine conoscitiva, che ora aspetta di essere approvata dal presidente Grasso. Occorre capire quali meccanismi di controllo sono saltati e puntellare meglio le istituzioni. Non possiamo rischiare che delle strategie, magari internazionali, pieghino il nostro governo a fare in Italia ciò che già si fa in Cina e Messico, dove le regole sono meno rigide e prodotti di non comprovata efficacia vengono pagati dal Sistema Sanitario Nazionale. Se l’operazione Stamina dovesse passare, la spesa pubblica toccherebbe i 4 miliardi di euro e il Sistema Sanitario Nazionale rischierebbe il default”. Secondo la ricercatrice, “questi ciarlatani sanno che qualsiasi cosa iniettino, bene che vada viene disintegrata. E i giudici che autorizzano l’uso in un paziente di cellule provenienti da altri senza tenere conto del pericolo di rigetto dimostrano quanto spaventose siano le loro sentenze, che resteranno nella storia d’Italia per lo sfregio alla scienza, alla medicina, ai malati e all’intelligenza”.
(PrimaPagina ed Gennaio 2014)