… PRESUNTE INFILTRAZIONI MAFIOSE E VOGLIA DI “TORNARE A VOLARE”
Il prossimo 6 aprile saranno 5 gli anni trascorsi dal tragico terremoto de L’Aquila. Tragedia che ha segnato tutti, in particolare noi abruzzesi. I risvolti sono molteplici, dalla positiva forza del voler ricominciare degli abruzzesi si passa all’illecito, proprio in merito alla ricostruzione. Dalla relazione sull’amministrazione della giustizia in Abruzzo presentata dal presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Stefano Schiro’, proprio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, emerge l’impegno del Tribunale dell’Aquila per aver celebrato “in tempi brevi” i processi più importanti per i reati connessi al terremoto del 2009, con riferimento ai processi per il crollo della Casa dello Studente (otto le vittime, quattro le condanne, quattro le assoluzioni e due non luogo a procedere in primo grado nel febbraio dello scorso anno); ai componenti della Commissione Grandi Rischi nel marzo 2009 (sette condanne nell’ottobre 2012); per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via Sturzo (quasi 50 nel complesso le vittime, due le condanne); per il crollo della Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila (due condanne e cinque assoluzione nel luglio dello scorso anno). “Alcuni di questi processi – ha dichiarato il presidente della Corte d’Appello – particolarmente gravosi e tutti conclusi con sentenze di condanna”. Emerge pero’ anche una denuncia grave, forse doverosa, dalla medesima relazione “Malgrado gli oltre quattro anni trascorsi dal terremoto del 6 aprile 2009 deve con amarezza constatarsi che il centro storico della città, cuore pulsante della sua vita culturale, della sua arte e della sua socialità, é ancora devastato e non è stato restituito ai cittadini, che sono segnati e provati da sfi ducia e incertezza sul loro futuro”. Il magistrato ha sottolineato che già lo scorso anno aveva auspicato un’efficace collaborazione tra le istituzioni per la rinascita della città “anche l’Amministrazione della Giustizia intendeva fare la sua parte soffrendo essa stessa l’incertezza, la precarietà e lo smarrimento in cui versa la città, ma a distanza di un anno stando agli eventi che hanno caratterizzato la vita pubblica della città nei mesi passati e anche di recente, dobbiamo purtroppo rispondere, – prosegue il magistrato, – che questo clima di collaborazione e di regolare operosità non si è realizzato”. Il Dr. Schirò sottolinea ulteriormente il clima di incertezza e ‘sofferenza della giustizia’ ricordando le indagini in corso sulla politica: presunte tangenti all’Aquila e rimborsi della Regione Abruzzo con 25 politici indagati. “Certamente dev’essere assoluto, – tuona il magistrato, – pieno e integrale il rispetto del principio costituzionale di presunzione di innocenza fi no a sentenza di condanna passata in giudicato. Non si devono confondere le indagini e gli strumenti processuali, di natura istruttoria e cautelare, necessari a impedire la prosecuzione di eventuali reati e ad accertare i fatti, con i processi e le sentenze defi nitive. Totale deve essere il rispetto della magistratura verso l’autonomia della politica e del legittimo operato e delle legittime scelte delle sue istituzioni. Nessun giudizio anticipato né di condanna giuridica né di censura politica e sociale deve essere emesso prima che siano chiaramente accertati i fatti e non compete certo alla magistratura esprimere valutazioni politiche. Ma non puo’ non osservarsi che la crisi delle istituzioni e la paralisi o il rallentamento del loro operato non sono quella risposta di regolare operosità e fattiva collaborazione di cui ci sarebbe invece necessità. Non dobbiamo dimenticare che anche nell’amministrazione della cosa pubblica tutto si tiene. Se in un settore nevralgico si crea un vuoto di presenza e di azione legittima, tutto il sistema dell’apparato pubblico ne risente. Siamo chiamati a svolgere un gioco di squadra nel quale tutti devono impegnarsi nella stessa misura e nella stessa direzione, altrimenti è la resa complessiva del sistema che ne risente. E’ possibile che in ogni settore dell’amministrazione pubblica, anche in quello della giustizia naturalmente, ci siano errori, disfunzioni, cadute di legittimità e di tenuta morale. Ma la risalita deve essere rapida, immediata, trasparente e inequivoca, perché quello della fattiva e normale operosità, in un contesto di rigorosa legittimità, e’ un obiettivo primario ed essenziale. Ce lo chiedono i cittadini e la società civile in genere, che ci guardano e ci giudicano e ai quali abbiamo il dovere giuridico e morale di dare risposte adeguate alle esigenze di efficienza ormai indefettibili”.
(PrimaPagina ed.ne Febbraio 2014) di Daniela Palantrani