MIRA CARPINETA – EDITORIALE MARZO 2014

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sordiIL NUOVO CHE “AVANZA”

Diceva Andreotti che nella sua vita aveva incontrato tantissime persone prodighe di consigli “e con le idee molto chiare su come amministrare bene, fare buona politica, governare o legiferare, ma tutti questi esperti, di professione, facevano i tassisti o i barbieri”. Se è vero che la distanza tra la politica di Palazzo e la vita reale è enorme, è anche vero che la non conoscenza delle diverse realtà risiede in entrambe le condizioni. Tutti siamo portati a stigmatizzare, istintivamente,  comportamenti ritenuti (presunti o no) amorali in questo particolare momento storico. Condannabili laddove è oggettivamente riscontrata l’illegittimità se non addirittura l’illegalità. D’altra parte, molte cose sbandierate come storture di una politica malata, sono state per anni considerate non solo legali, ma anche conquiste civili e democratiche. Ad esempio i famigerati “vitalizi”. Se si dà uno sguardo alla storia, si scopre che i vitalizi parlamentari furono una conquista della Sinistra Storica,  che miravano a garantire l’indipendenza ideologica dei deputati dai potentati economici. Come spesso accade però, da un alto ideale si può scivolare nell’aberrazione che oggi è sotto gli occhi (e nelle tasche) di tutti. Così , altro esempio, il finanziamento pubblico dei partiti. Anche qui il principio ispiratore è la possibilità di accesso alla politica per tutti e non solo per le “lobbies” economicamente più potenti, ma oggi il dibattito sull’abolizione definitiva dei rimborsi o dei finanziamenti pubblici diventa aspro perché l’interruzione del “flusso” economico significa licenziare, si proprio licenziare, tutti i dipendenti delle aziende-partito che nel tempo si sono strutturate. E i dipendenti dei partiti, se presi tutti insieme, sono migliaia, come gli operai della Fiat.
Lungi da me l’intento di difendere la categoria, ma l’ipocrisia è altrettanto ingiustificabile. A questo proposito la parola più usata negli ultimi tempi è “cambiamento”, con gli accessori: “reale” concreto”. Ma a Teramo, ultima roccaforte borbonica,  può capitare che un segretario di partito temendo di  perdere il  “posto” si ricicli in vista delle prossime elezioni per uno scranno consiliare. Un nuovo che sa di vecchio o un vecchio che sa di nuovo? Secondo il Treccani la definizione di <nuovo> è: In genere, di cosa fatta o avvenuta o manifestatasi da poco, spesso in contrapposizione  diretta a vecchio, antico, e quindi con significato prossimo a recente, attuale, moderno, ma con notevole varietà di accezioni. Allora  questo nuovo che “avanza” (a Teramo) assomiglia tanto al bollito del pranzo della domenica, riproposto  il lunedì con le verdure colorate e la maionese a dargli un aspetto fresco e saporito. Cambia l’impiattamento, ma è sempre “l’avanzo” del giorno prima.