Sicuramente il termine “Pasqua” (Pèsach o Pesah) nel vecchio testamento ha significato
storico e indica il “passaggio dalla schiavitù alla libertà” per il popolo ebraico. Nel Cristianesimo assume significato più teorico, tendente all’escatologia, e cioè: passaggio dalla schiavitù del peccato alla salvezza della vita eterna. Su tale trasformazione di significato sono state costruite diverse analisi e interpretazioni sociologiche di differenti eventi storici. Trasformazione, cambiamento, evoluzione sono i significati più attesi in riferimento a una situazione di “crisi”, come la presente e attuale, che sembra non evolvere. Eppure Marx, nella sua analisi storica delle società, sosteneva che ogni epoca ha in sé il germe della propria crisi, cioè della propria dissoluzione e, pertanto, trasformazione. Anche la “Teologia della Liberazione” di padre Gutierrez e Leonard Boff, nell’America Latina, analizzava le condizioni di vita di un vasto proletariato urbano in vista della liberazione dalla schiavitù della miseria, novella Pasqua postindustriale. Pure Hegel, nelle Lezioni sulla Filosofia della Religione, proponeva una interpretazione prevalentemente dialettica del “venerdì santo speculativo” e della Pasqua, nel senso che è impossibile la salvezza (il positivo) senza la “passione” (il negativo). Così sul significato non solo religioso della Pasqua, intesa come “passaggio”, “trasformazione”, “trasfigurazione” o se vogliamo usare un vocabolo più materialista, “evoluzione” si apre una riflessione che spazia dal sacro al profano per contestualizzarne i molteplici significati al momento che stiamo vivendo. Dall’inizio di questa crisi una serie di importanti cambiamenti sociali hanno portato a sostanziali modifiche nei comportamenti di intere società. Oggi anche la politica avverte la “spinta” di cittadini che quotidianamente chiedono un nuovo modo di vivere. In questo senso, sembra di vivere una nuova “pasqua”, un passaggio attraverso il “deserto” di mutate esigenze, di necessari interventi sullo status quo, che appare obsoleto e anacronistico, con tutte le difficoltà di un percorso sconosciuto.
PrimaPagina edizione Aprile 2014 – di Michele Ciliberti