Al di là dei valori e del significato prettamente cristiani ed ebraici, la Pasqua assume, sotto molti aspetti, valori e simboli laici. Anzitutto è subito da individuare, da un punto di vista astronomico, il periodo in cui cade: la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Ciò significa che la festività è collegata a tradizioni pagane relative al culto della luce e della primavera, con il senso di nuovo ciclo e di rinascita della natura. Un simbolo per eccellenza, sotto tale aspetto, è proprio l’uovo che rappresenta, insieme con il coniglio, la fertilità. L’equinozio di primavera, inoltre, nell’emisfero boreale traccia il passaggio dalle tenebre alla luce e nella mitologia greca è raffigurato da Persefone che nel periodo autunno-inverno restava, con il suo sposo Ade, negli Inferi e nel periodo primavera-estate tornava alla luce da sua madre Demetra (= madre terra), dea delle messi e dell’agricoltura. Molti sono pure i riti propiziatori scanditi dal ritmo del tempo stesso, come le sette settimane che preludono alla festa. Anche durante i riti della settimana santa sono molti i simboli che richiamano, per i “sepolcri”, tradizioni, miti del paganesimo e culti antichi come le coloratissime composizioni di grano e di fiori, allegoria della dea Demetra e dell’Eden perduto. Il cibo del giorno della festa è ancora più rappresentativo del paganesimo: uova, coniglio, capretto, agnello, colomba. La croce stessa è simbolo precristiano raffigurante, con le sue quattro estremità, l’unione tra verticalità, cielo e terra, e orizzontalità, spazio e tempo; oppure il quadrato simbolo della caducità e dell’imperfezione umana. Essa è anche albero della vita e quindi esistenza, oltre che morte e martirio. La Pasqua è soprattutto “passaggio” dalla schiavitù alla libertà e superamento della crisi.