Sono un europeista convinto, ma non mi riconosco in questo modello di Europa! Credo fermamente che gli obiettivi di pace, crescita, progresso, equità, benessere e democrazia possano essere perseguiti in modo molto più proficuo
percorrendo strade diverse dall’attuale, le quali invece prevedono di porre al centro dei propri obiettivi non tanto gli interessi dei cittadini, bensì quelli di minoranze che ostacolano l’esercizio dei più elementari principii di democrazia. Sempre più si è creato un insieme di istituzioni biogiuridiche, che agiscono e si muovono in modo robotizzato senza nessuna certificazione da parte del suffragio universale, non consentendo più alle varie politiche nazionali di poter intervenire a correzione e a proprio supporto come fu previsto nello spirito di Maastricht, in nome di un vincolo esterno che dovrebbe operare a tutela dei membri”. Così l’incipit della Relazione al Parlamento Europeo del prof. Antonio Maria Rinaldi, economista e docente di Finanza Aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, il 3 dicembre 2013. un’accorata lectio magistralis sul significato di Europa oggi e quella voluta dai padri Fondatori. Due concetti radicalmente diversi, che oggi appaiono molto distanti. A conferma di ciò anche il livello raggiunto da una burocrazia fuori controllo che si traduce in una produzione infinita di direttive, molte delle quali ci lasciano davvero senza parole.