Dalla relazione al parlamento europeo – 3 dicembre 2013
Non volevano estromettere i propri cittadini
dalla condivisione della gestione della cosa comune, ma garantire loro finalmente pace, prosperità e benessere con l’attivo contributo di ogni risorsa democratica disponibile. Tutto questo non è avvenuto e il solo organo eletto democraticamente dal popolo è il Parlamento, ma non ha poteri che possano competere con quelli della Commissione, che non è eletta direttamente dalla volontà popolare, e degli organi tecnici creati e proliferati ad hoc al quale partecipano Premier, Ministri e loro sostituti che prendono decisioni senza interpellare i Parlamenti nazionali. Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo permettere che questi poteri europei si impossessino definitivamente di ogni spazio decisionale e influenzino e determinino i nostri destini, solo perché la classe politica dei paesi membri si è rivelata troppo accondiscendente, al limite del collaborazionismo, mentre quella contraria non ha ancora la piena forza d’imporsi. Ma i cittadini hanno capito ormai che questa mutazione si è sempre più rafforzata solo a garanzia di specifici interessi e a discapito dell’intera comunità. Non posso fare a meno di ricordare, in questa sede, il vergognoso e inaccettabile comportamento riservato alla Grecia e ai suoi cittadini perché è stato leso un principio irrinunciabile: se si accetta un Paese nell’Unione, è dovere tutelarlo fino in fondo, costi quel che costi, con tutta la solidarietà e mutualità possibile, senza mortifi carlo e avvilirlo fino al suo depauperamento, magari al solo fine di salvaguardare interessi finanziari internazionali di parte. Proprio per questi motivi il sentimento verso l’Europa, maturato da sempre più cittadini, è ormai compromesso, perché quello che doveva essere l’elemento di maggiore coesione, l’euro, si è rivelato essere la sua maggior causa di divisione e di contrasto.
PrimaPagina edizione Maggio 2014 – di Antonio Maria Rinaldi