L’unica via realmente perseguibile rimane pertanto quella di lasciare ai rispettivi Paesi la facoltà di poter mutare il proprio status di Paese “senza deroga” a Paese “con deroga”,
secondo la definizione prevista dagli artt. 139 e 140 del TFUE e di poter tornare a conseguire in questo modo gli obiettivi di crescita, utilizzando autonomi strumenti di politica economica e monetaria con il pieno supporto delle proprie valute sganciate dagli attuali vincoli automatici dimostratisi privi, non solo di validità economica e giuridica, ma anche colpevoli di aver interrotto il collegamento democratico essenziale e irrinunciabile nei processi decisionali fra cittadini e Istituzioni. Il tutto non esente dal massimo coordinamento fra Governi nazionali per massimizzare la segmentazione controllata dell’area euro e facendo salvi gli interessi comuni. Non confondiamo l’Unione Europea con l’Unione monetaria: per salvare l’Europa dobbiamo liberarci al più presto di questo euro, perché non vorremmo mai camminare sulle macerie di ciò che con immane fatica hanno costruito i nostri padri, ma garantire prosperità alle nostre generazioni future seguendo la strada della democrazia.
PrimaPagina edizione Maggio 2014 – di Antonio Maria Rinaldi