Strana cosa la politica. Ancor più strano è diventato il “lavoro” dei politici. Vivo e credo ancora in un’idea romantica di politica, in cui uomini e donne si candidano e vengono eletti non per stare a capo della comunità, ma per esserne al servizio.
Ma voglio credere ancora in una politica dove i protagonisti, oltre a lanciare proclami e buone intenzioni sulla stampa, ed essere bravi comunicatori, siano anche ottimi attuatori delle idee che dicono avere o che comunque la comunità auspica e suggerisce? Si , perché come diceva Voltaire “È difficile liberare i folli dalle catene che essi stessi venerano”. Così ci ritroviamo amministratori e governanti che nessuno ha eletto o, meglio, ammette di aver eletto. E’ più comodo lamentarsi che rimboccarsi le maniche. Più semplice abbandonare il lavoro e le stesse imprese di famiglia per chiedere agli “amici” una mano, magari “per entrare” in politica. Il nostro è un paese che per svariati motivi, non ultima la scuola, ha partorito generazioni di incompetenti . La Politica è diventata così occasione di occupazione per chi non sa fare e non ha voglia di fare nulla, oltre a portare la pagnotta a casa con tanto di companatico (leggi corruzione!). Assistiamo a candidature e festeggiamenti di sindaci la cui impresa è sull’orlo del fallimento e l’elezione a Sindaco rappresenta l’unica alternativa per sostentare la famiglia per altri 5 anni; quindi giù tutti a sgomitare, con tutti i mezzi, tra cui le vane promesse ad elettori ancora più disperati, non già per risolvere problemi e realizzare progetti utili , ma per tutelare poltrone e nomine. Non paghi di ciò, molti prendono anche la “mazzetta”, perché, si sa, quando stai nel giro e hai cominciato, magari con poco, poi tutto diventa più semplice: é il sistema corrotto che corrompe e ci rende collusi. Complici del silenzio e dell’asservimento che permettono di assistere a spettacoli indecorosi per la dignità umana, in cui la statua della Madonna fa l’inchino al mafioso (senza che nessuno batta un ciglio). Dal Sacerdote, al carabiniere ad ogni singolo partecipante …eppure la processione era corposa (e indifferente). La domanda cruciale è: “chi resta a lavorare per la collettività mentre l’avversario politico lavora per essere ri-eletto?”. La risposta non esiste oppure è solo di difficile attuazione? Se la generazione di giovani, purtroppo già “vecchia” nel sistema di promuoversi e nella mentalità venisse resettata? Spazio a coloro che vogliono lavorare e non rubare, a coloro che vogliono dare ossigeno al cervello e alle idee, senza adagiarsi. Spazio alla libertà di fare, non di rubare. La rivoluzione passa per la libertà, quella vera, bando alla quotidiana democrazia pilotata! C’è ancora spazio per la speranza!
PrimaPagina edizione Luglio 2014 – di Daniela Palantrani